L’ACCANIMENTO israeliano su Gaza — un budello sovrappopolato e senza via di scampo — appare spaventoso da qualunque punto di vista lo si guardi o lo si giudichi. Se si è palestinese, ed è ovvio. Se si ha a cuore la sopravvivenza di Israele, e dunque si è agghiacciati dall’inevitabile aumento del tasso di odio, già altissimo, che circonda quella nazione e quel popolo già così offeso dalla storia. Se si è cinicamente neutrali, e interessati solo al quieto vivere, e si vede il quieto vivere messo sempre più a repentaglio da un’escalation che esalta i fanatici delle due parti e mortifica i pacifici delle due parti. Se si è spaventati dal terrorismo arabo, che da questo sbocco di odio non può che trarre nuova linfa e nuovo proselitismo. Se si abita vicino a una sinagoga, e si guarda con apprensione e solidarietà al possibile bersaglio.
Se si solidarizza e si patisce per la povera gente di Gaza, che un bersaglio è già. E dunque, chi può trarre vantaggio o soddisfazione da un simile, oggettivo disastro politico e umanitario? Secondo quale logica si muove il signor Bibi Netanyahu? Mi ero ripromesso di non proferire sillaba su una tragedia decennale che ha già provocato, a parte i disastri più concreti, anche la penosa consunzione delle parole di condanna, identiche a loro, logore, patetiche. Ma anche il silenzio, perfino il silenzio oggi mi sembra una scelta senza senso.
Da La Repubblica del 23/07/2014.
http://www.repubblica.it/rubriche/buona-lettura/2014/07/23/news/aristide_guarneri-90296425/?ref=HRESS-4
e quindi ???
Della serie: idee chiare senza se e senza ma.
immagino che tu, sull’argomento in oggetto, le abbia chiare le idee…
Anche le posizioni più cocciutamente neutrali assumono i tratti tipici del fanatismo. E neutralità non è sinonimo di obiettività.