Ma il Cremlino corregge: “È stato frainteso” Scambio di prigionieri. Mariupol teme l’invasione.
MOSCA – Vladimir Putin spaventa di nuovo l’Occidente: ha rivendicato la necessità di negoziare «una nuova entità statale» per il Sudest ucraino, salvo poi precisare che è stato frainteso e correggere con la necessità di «un dialogo interno all’Ucraina» sullo status della provincia ribelle, cioè più autonomia federale. Sul fronte militare, a Donetsk i ribelli hanno conquistato l’aeroporto e dicono di aver catturato decine di «fascisti polacchi volontari». A Sud, lungo la via strategica che costeggia il mar d’Azov unendo Russia e Crimea, mezzo milione di abitanti di Mariupol teme l’invasione e costruisce trincee; la gente in piazza ha organizzato una catena umana per dire ai ribelli di tornarsene a casa. Il pericolo è concreto: batterie d’artiglieria dei ribelli hanno distrutto due navi militari ucraine che «bombardavano le postazioni a Novoazovsk».
La gente delle province di Donetsk e Lugansk, infuriata con il presidente ucraino Poroshenko per la devastazione che il tentativo di riconquista ha provocato, dopo l’avanzata dei ribelli che ha spezzato l’assedio e spaventato Kiev comincia a sperare una maggior quiete. Dopo mesi di bombardamenti dell’esercito ucraino, oggi anche nella “Nuova Russia” ricomincia la scuola. Si riparte dalla conta dei bambini e delle maestre: sottratti i fuggiti e i morti, le classi verranno accorpate sperando che nessuno bombardi le scuole rimaste in piedi. Ma la tensione resta alta: la Nato è pronta a creare cinque nuove basi dell’Alleanza negli Stati baltici, in Romania e Polonia, decisione che potrebbe essere presa al prossimo vertice il 4 settembre in Galles, preoccupando Mosca che potrebbe trovarsi i carri armati a poche centinaia di chilometri dal confine.
Dietro le quinte, tra la minaccia di “nuove sanzioni” (con il possibile veto slovacco) e l’assicurazione di Putin che le imprese occidentali colpite dalle contro-sanzioni faticheranno a rientrare in un mercato colmato da altri fornitori, ci sono schiarite: lo scambio di prigionieri di ieri — i parà russi e 63 soldati di Kiev tornati a casa — sono il segno che dopo l’incontro di Minsk tra Putin e Poroshenko si comincia a trattare davvero. I nodi restano il grado di autonomia da riconoscere all’Est ribelle, il ruolo della Nato nella storica sfera d’influenza russa e i nuovi equilibri economici per l’avvicinamento di Kiev alla Ue. «La soluzione può essere solo politica e diplomatica, non militare» ricorda il neo “ministro degli Esteri” Ue Mogherini.
Da La Repubblica del 01/09/2014.
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