ROMA – L’emendamento al Jobs Act del governo spiazza il Pd. In direzione martedì Renzi aveva detto: «Ne discuteremo, sul lavoro ci confronteremo». Ma ieri mattina la proposta del contratto a tutele crescenti e lo spettro dell’abolizione dell’articolo 18 erano sul tavolo della commissione Lavoro del Senato. Una doccia fredda. La sinistra dem è ormai in trincea. Al punto che stamani alle 8 è stata convocata a Palazzo Madama la riunione del gruppo. I democratici avevano chiesto ci fosse subito il ministro Giuliano Poletti, che però è impegnato a Livorno.
Il clima è teso, mai la spaccatura era stata così profonda nel partito, perché ne va del Dna del Pd. E intanto la Cgil leva gli scudi. Il segretario Susanna Camusso non esclude uno sciopero coinvolgendo Cisl e Uil: «L’articolo 18 è uno scalpo per i falchi dell’Unione europea». Non ci sono rassicurazioni che bastino.
Arrivano dal fronte renziano, precisazioni e distinguo.
Stefano Lepri, senatore, vice presidente del gruppo dem, spiega che il dado è tratto e che però restano i diritti acquisiti e il cambiamento si applicherà ai nuovi contratti. Anzi il lavoratore potrà scegliere se scambiare un maggior reddito con la rinuncia alla certezza del posto fisso. Ma Epifani, Fassina, Bersani avvertono dei rischi. Stefano Fassina, l’ex vice ministro dell’Economia del governo Letta, denuncia la resa alla destra: «Per onestà intellettuale dobbiamo riconoscere che Sacconi ha ragione: l’emendamento proposto dal governo contiene tutte le ricette della destra, agognate per anni e arginate finanche durante il governo Monti, in condizioni politiche molto meno favorevoli di oggi».
Un attacco alzo zero a Renzi. L’ex segretario Pierluigi Bersani sposta un po’ il tiro, convinto com’è che l’incrociare di spade sull’articolo 18 rappresenti tanto rumore per nulla, però invita a procedere «senza strappi» e giudica inaccettabile di intervenire sullo Statuto dei lavoratori a colpi di decreto. Epifani, che ha traghettato il Pd nel post Bersani ed è stato a capo della Cgil, invita alla discussione. I “pontieri” provano a calmare le acque. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio a Montecitorio, pensa a una mediazione di Cesare Damiano, alla guida della commissione Lavoro, ex ministro, di sinistra dem.
Molti insistono sul modello tedesco. La sinistra denuncia l’arretramento passo dopo passo delle tutele dei lavoratori. «Discuteremo: l’assemblea del gruppo è interlocutoria», dice Luigi Zanda, il presidente dei senatori democratici. Rita Ghedini, tra i membri della commissione Lavoro al Senato, chiederà di avere subito una riunione del partito, dal momento che «dobbiamo decidere adesso, non fra due settimane».
Tra quindici giorni infatti è prevista una direzione ad hoc. Però lo scontro a quel punto potrebbe già essersi consumato.
Da La Repubblica del 18/09/2014.
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