«UNO scienziato non deve trasformarsi in venditore globale di sementi brevettate». Nella dura polemica tra Vandana Shiva e il “New Yorker” (vedi Repubblica di ieri), questo è l’ineludibile punto di forza del ragionamento della leader indiana del movimento anti-Ogm. Il campo della ricerca e quello del profitto non possono giustapporsi senza che la neutralità (e dunque la scientificità) della prima non sia orientata e/o compromessa dagli obiettivi del secondo. È improbabile che anni di ricerche e di investimenti vengano messi a repentaglio quando è il momento di trarne un risultato economico. E lo stesso concetto di “brevetto delle sementi” rispecchia inevitabilmente un impulso alla più radicale delle privatizzioni, quella della vita e dei suoi codici.
Se è vero che sul fronte ecologista militano fior di fanatici e di reazionari, il fronte opposto non brilla per larghezza di vedute. Una rigidità ideologica spesso neppure percepita (e per questo ancora più nefasta) esalta l’innovazione agroindustriale come virtuosa a prescindere. Eppure la rude semplificazione biologica indotta dagli ogm, che colonizzano immense porzioni di pianeta distruggendo ogni biodiversità, è un cambiamento di gigantesca portata. Sarebbe bello che se ne discutesse senza pregiudizi. Ma il fronte “scientista” è disponibile a mettere in discussione i pregiudizi di casa propria, o si limita a indicare con spregio quelli “nemici”?
Da La Repubblica del 04/10/2014.
[…] muro al pensiero che quello che scriveva quelle genialate su Cuore è lo stesso che scrive quelle vaccate sull’Amaca. E in tutto questo interrogarsi abbiamo tutti un po’ perso di vista il punto, come […]
“ineludibile punto di forza” un par di palle, comunque, poi magari mi spiegate come dovrebbe essere remunerato lo scienziato che ha speso decine di milioni in ricerca
Dovrebbe informarsi meglio sui brevetti agricoli ( gli OGM ne sono lo zero virgola ), il miglioramento genetico della piante coltivate ( esame fondamentale di scienze agrarie ben prima degli OGM ) , i mutagenici che Lei mangia da 40 anni, il vero significato di monocoltura ( che Lei confonde con gli OGM ) e perdita della biodiversità , faccenda iniziata non nel 1996 ma nel Neolitico ?
Mangiare “naturale” significa nutrirsi di bacche e radici .
Cordialmente ( la seguo da tempo ) ma deluso da questa boutade.