MAGISTRATI, AGENTI E SOLDATI “SEMPLICI” (NON I DIRIGENTI) AVRANNO GLI SCATTI.
Ogni governo, predisponendo il bilancio dello Stato, fa politica: sceglie nel corpo della società chi sarà a pagare e chi a ricevere, si scontra con l’influenza di alcune categorie e corpi intermedi, tiene conto dei rapporti di potere esistenti nella società. È un fatto fisiologico e Matteo Renzi non fa eccezione. Il bonus di 80 euro – che propagandisticamente resta un bonus, cioè visibile in busta paga, e non diventa una detrazione come sembrava – individua una platea di beneficiari/elettori a cui il governo tiene, quello per chi fa figli pure, come ovviamente gli sgravi Irap e quelli sui nuovi contratti (e infatti Confindustria applaude). Anche bastonare qualcuno, d’altra parte, è fare politica: le Regioni, tanto per fare un esempio, sono un bersaglio facile agli occhi di certa opinione pubblica, come pure gli “statali fannulloni”, che si vedono bloccati per un altro anno i contratti al 2009. Una perdita secca che ormai – per un salario medio calcolato sui tabellari dell’Aran di circa 24 mila euro l’anno – vale circa 3 mila euro di retribuzione in meno e oltre 11 mila sottratti in totale nel quinquennio (a livello macro, significano 2-2,5 miliardi in meno all’anno).
Renzi però, com’è altrettanto normale, con la sua manovra si preoccupa anche di fare politica più spicciola e infatti non tutti gli statali avranno il contratto bloccato. Le eccezioni sono rivelatrici di una manovra raffinata e anche di vuole ingraziarsi il governo. ECCOVI L’ECCEZIONE nella prosa della Ragioneria generale dello Stato: la manovra prevede “con riferimento al personale non contrattualizzato in regime di diritto pubblico (professori e ricercatori universitari, dirigenti dei corpi di polizia e delle Forze armate, con esclusione del personale di magistratura), la proroga anche per l’anno 2015 del blocco dei meccanismi di adeguamento retributivo e la non utilità dello stesso anno ai fini della maturazione delle classi e scatti di stipendio, correlati all’anzianità di servizio”. Tradotto in italiano significa che chi lavora all’università, i dirigenti di polizia e dell’esercito avranno lo stipendio bloccato pure loro. Chi si salva? Semplice: in primo luogo i magistrati. La battaglia con le toghe – o meglio con le correnti organizzate delle toghe – va bene sulla riforma della giustizia o frescacce come le ferie, ma è meglio non far arrabbiare giudici e pm su una cosa seria come lo stipendio: è appena il caso di ricordare che furono i ricorsi dei magistrati (accolti dai giudici della Consulta) a far saltare il contributo di solidarietà per chi guadagnava più di 90 mila euro. Meglio non ripetere l’esperienza. L’altra categoria a cui viene concessa la grazia è la “truppa” di Polizia e Forze Armate. In sostanza – dopo le proteste contro il blocco degli stipendi – poliziotti, carabinieri eccetera vengono premiati, ma non tutti: al pane gettato ai livelli più bassi corrisponde, infatti, la mazzata per la dirigenza con una ricercata contrapposizione interna. Peraltro per i poliziotti “semplici” non mancano le brutte sorprese: niente riordino delle carriere nel comparto difesa-sicurezza (119 milioni di tagli), niente assunzioni per un altro anno (27 milioni), dimezzamento della rappresentanza sindacale e, soprattutto, la disdetta dell’accordo nazionale quadro che concede ai “responsabili degli uffici di impiegare il personale in turni di servizio diversi da quelli ordinari (…) con semplice informazione alle organizzazioni sindacali”. DI FATTO l’amministrazione centrale s’è venduta lo stipendio dei suoi dirigenti e tiene buona la truppa sbloccandole lo stipendio mentre gli toglie tutto il resto, a partire dalla contrattazione su turni di servizio e orari con le organizzazioni sindacali (norma, peraltro, un po’ troppo micro-settoriale per una legge di Stabilità, ma tant’è). I sindacati non l’hanno presa bene. Basti citare Felice Romano, segretario del Siulp: “Non vorremmo che il mancato sblocco delle classi e degli scatti della dirigenza (…) sia stato il prezzo che il Dipartimento della P.S. abbia pagato a cuor leggero pur di avere le mani libere nello sfruttare, senza limiti temporali, i poliziotti rei di aver avuto, per solo merito del sindacato, lo sblocco totale del tetto salariale”.
Da Il Fatto Quotidiano del 26/10/2014.
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