IRONIZZANO I RENZIANI, POI VALANGA SUL WEB: WEEKEND LUNGO CON L’8 DICEMBRE.
Quando alla segreteria del Pd hanno appreso la data dello sciopero generale della Cgil, il 5 dicembre, hanno festeggiato. Lo scontro mediatico tra il “partito” e il sindacato è tornato di nuovo a livelli altissimi, inondando il web e creando un nuovo motivo di polemica che travalica il merito della protesta. A dare fiato alla contesta è stato Ernesto Carbone, neo-componente della segreteria del Partito democratico, renziano di fresca adesione: “Il 5 dicembre è un venerdì poi sabato, domenica e lunedì 8 dicembre che è festivo… il ponte è servito #Coïncidence”.
IL TWEET SI È COSÌ sommato ai tanti che si sono rincorsi in rete e che hanno visto l’indicazione della vigilia dell’Immacolata come una scelta di cattivo gusto. Tanto che, in serata, ha provato a ricucire il presidente del Pd, Matteo Orfini, sempre via Twitter: “Non condivido le ragioni dello sciopero della Cgil, ha scritto. Ma un lavoratore che sciopera sacrifica molto. Ironizzare sulla data è un’inutile offesa”. Anche la Cgil ha replicato. Prima con Maurizio Landini che, difendendo la data, ha bollato come “sciocchezze” le polemiche.
Lo stesso ha fatto il segretario confederale, Danilo Barbi, il quale ha ricordato che, in ogni caso, il ponte è relativo visto che sono in molti a lavorare il 6 dicembre. Più diretto nel rispondere alla polemica, invece, il portavoce di Susanna Camusso: “I lavoratori italiani – scrive Massimo Gibelli nel suo blog sull’Huffington Post – sciopereranno il primo venerdì di dicembre non certo per andare in vacanza, come raccontano i professionisti e i polemisti della politica, quelli che non sanno le regole e che spesso non hanno mai lavorato; quelli che neppure conoscono i sacrifici che un lavoratore deve compiere quando decide di scioperare e rinunciare alla paga di un’intera giornata. Quegli stessi – continua Gibelli – che pensano ai lavoratori, come fancazzisti, assenteisti, bestie da soma alla ricerca di un ponte per spendere i propri guadagni in un resort o in un viaggio all’estero (perché è questo quello che loro farebbero)”. Parole durissime, le più dure utilizzate nelle polemiche a sinistra e che danno la misura dello scontro all’ultimo sangue che non sembra ormai più reversibile. La scelta del 5 dicembre, presentata al direttivo della Cgil ieri mattina, ha visto la confederazione tutta unita dietro al segretario generale, tranne i tre membri della piccola minoranza interna. Qualche “perplessità” in platea sulla data prescelta c’è stata, ma chi l’ha avuta ha preferito tenere le critiche per sé. La proclamazione dello sciopero era una scelta obbligata in cui si è rinsaldata l’alleanza tra Landini e Camusso: “Sono d’accordo con la relazione del segretario” è stato l’esordio, il primo dopo tanto tempo, del segretario Fiom. E lo sciopero sarà contro il Jobs Act e contro la legge di Stabilità, “tanto non credo sarà cambiata”, commenta Camusso.
SULLE SCELTE della data, però, ha pesato la logica di scontro diretto con il governo che, oltre a trascurare l’impatto mediatico del “ponte” ha tagliato ulteriormente i ponti con gli altri due sindacati, Cisl e Uil, indisponibili a seguire la sorella maggiore sulla strada dello sciopero generale. Fino a creare anche una “gaffe” nei rapporti sindacali. Nel documento finale approvato dal direttivo, infatti si legge che “la Cgil plaude alla scelta dei sindacati dei comparti pubblici di proclamare per il prossimo 5 dicembre uno sciopero generale unitario”. La propria data, quindi, è offerta come valorizzazione di quella iniziativa. In serata, però, arriva la smentita della Cisl: “Nessuna data di proclamazione di sciopero generale per il giorno 5 dicembre era stata sottoscritta dai sindacati di categoria della Cisl della scuola e del pubblico impiego” “Siamo sorpresi che la Flc Cgil e la Cgil funzione pubblica, che ieri ci avevano preannunciato di fare un’ iniziativa unitaria, abbiano votato uno sciopero generale che nulla ha a che vedere con le rivendicazioni della manifestazione dell’8 novembre per il rinnovo contrattuale”. La scelta di tenere alto lo scontro, dopo la grande manifestazione del 25 ottobre, brucia così anche i legami unitari che ancora tengono unite le tre confederazioni. E così, nonostante Ca-musso abbia presentato la data del 5 dicembre come “l’opportunità di un momento di mobilitazione unitaria e generale” la risposta è stata totalmente negativa. Annamaria Furlan, neo-segretario generale Cisl, ha preferito apprezzare l’apertura ai sindacati del pubblico impiego convocati ieri dalla ministra Marianna Madia per il 17 novembre. E lo stesso ha fatto anche il neo-segretario Uil, Carmelo Barbagallo, che pure aveva lasciato aperta la possibilità, nei giorni scorsi, di uno sciopero a due assieme alla Cgil. La partita, quindi, vede impegnato il sindacato “rosso” contro il partito più grande a sinistra. E contro il suo leader.
Da Il Fatto Quotidiano del 13/11/2014.
Rispondi