ROMA . Piovono richieste di emendamenti sulla legge di Stabilità: solo dalle Regioni ne sono arrivate un centinaio, tutte sul tavolo del ministro Maria Elena Boschi, che dovrà valutarle. Già si sa che solo in parte saranno tramutate in emendamenti alla manovra, ma il segnale che lanciano è forte: lo scontro fra enti e governo aumenta d’intensità e diventa incandescente in materia sanitaria.
«La legge di Stabilità non prevede tagli e il fondo sanitario è intatto — ha detto ieri il ministro Beatrice Lorenzin sollevando un’onda di polemiche — Si chiedono 4 miliardi di tagli alle Regioni: se non sono in grado di ristrutturare la loro spesa e chiedono, prima ancora di aver cominciato, di tagliare il fondo sanitario se ne assumano la responsabilità».
Immediata la risposta di Sergio Chiamparino, presidente delle Regioni: «I 4 miliardi più 1,7 miliardi di riduzione di spesa, non riducendo il Fondo sanitario, si scaricano su circa 30 miliardi di spesa extra sanitaria, pari a circa il 12 per cento — ha detto — Il che è quattro volte superiore alla soglia del 3% prevista dalla spending review ed è chiaramente insostenibile. Urge un incontro per trovare una soluzione ». Fino ad oggi, segnalano le Regioni, il governo non le ha chiamate per discutere del piano da loro elaborato per ridurre l’impatto dei tagli.
E se sulla legge di Stabilità il clima si riscalda, altrettanto succede con il Jobs act. In previsione del voto in aula che inizierà domani pomeriggio (fatta salva la possibilità di ricorrere alla fiducia), la commissione Lavoro della Camera ha sottoposto all’esame di sostenibilità gli emendamenti presentati: su 530 ne sono stati bocciati 78. «Il criterio usato per decidere sulla non ammissibilità è stato quello dell’estranietà ad argomenti non presenti nella delega come, ad esempio, la previdenza» ha detto il presidente della commissione Cesare Damiano. Di fatto fra gli emendamenti scartati ne figurano due della Lega (che ha già annunciato il ricorso) riguardanti l’eliminazione delle pensioni d’oro e la richiesta di una maggior tutela per gli esodati. Fra gli ammessi ci sono invece due emendamenti che intendono rendere più difficili le dimissioni in bianco, nel tentativo di eliminare un fenomeno che penalizza soprattutto le donne. L’emendamento accettato stabilisce che il lavoratore possa presentare le dimissioni volontarie solo utilizzando un modulo (scaricabile dal web) a numerazione progressiva e valido solo per due settimane.
Nel frattempo un piccolo passo avanti lo ha fatto anche il piano di investimenti per infrastrutture e banda larga: ieri il governo ha presentato alla task force europea incaricata delle valutazioni (ne fanno parte le Commissioni, Bei e stati membri) progetti per 40 miliardi. Il dossier, oltre ad infrastrutture e banda larga, contiene anche piani di prevenzione per rischio idrogeologico, finanziamenti alle piccole imprese, scuola ed efficienza energetica.
Da La Repubblica del 15/11/2014.
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