
Esondano il Seveso e il Lambro. La Regione: rifugiatevi ai piani alti Don Mazzi della comunità Exodus: ormai qui viviamo come accampati.
MILANO – Al buio e in umido. Una brodaglia di pioggia, foglie secche, ramoscelli e detriti in cui si immerge un larghissimo pezzo di Milano. Quello a Nord, col solito Seveso sotterraneo che esonda tra Niguarda e l’Isola. Quello più a Est, col Lambro che si ingrossa e tracima e minaccia. Una città a mollo, tra black out e divieti di circolazione twittati dall’amministrazione, camionette della Protezione civile e torri-faro a illuminare la tormenta. Un assessore regionale alla Sicurezza, la leghista Simona Bordonali, che sfiora il paradosso invitando genericamente i lombardi a «non uscire di casa e a rimanere ai piani alti degli edifici ». Il collasso di un sistema al suo ennesimo giorno della marmotta. E i milanesi dei quartieri che da decenni vivono con l’acqua sotto casa che sono stremati dall’ennesimo giro di pioggia e fango e scrivono sui social: «Basta, non ne possiamo più, si farà mai qualcosa per fermare il Seveso?».
Ma non sono più solo i due fiumi a fare paura, come da sempre, ogni volta che la pioggia diventa più insistente. A macchia di leopardo, quartiere dopo quartiere, è gran parte della città che ieri è andata sott’acqua. Strade, svincoli, sottopassaggi allagati e chiusi al traffico, blackout sparsi. Metropolitane e mezzi di superficie bloccati per allagamento anche a Sud, dove chi andava al concerto di Paolo Nutini al Forum ha scoperto di dover fare l’ultimo tratto in pullman. Migliaia di chiamate ai vigili del fuoco e alla polizia locale, vigili assiderati portati via, ambulanze carenti, cantine, garage e negozi a piano strada che, appena si uscirà dall’emergenza, dovranno essere liberati dal fango. Un fotografo, Paolo Gerace, che si trasforma in eroe, salvando mentre lavorava due anziani travolti dalla corrente.
Il Comune lancia prima un appello a tutti i milanesi a non usare le auto private, a sera si arrende e chiede «ai cittadini delle zone interessate dagli allagamenti di restare a casa». Anche il terreno di San Siro diventa una pozza, si interrompono gli allenamenti di rifinitura di Italia-Croazia, che dovrebbe giocarsi oggi, condizionale d’obbligo. Silvio Berlusconi arriva a Milano e si concede un ironico: «Sono arrivato in canotto ».
Dall’inizio dell’anno il Seveso è già esondato per nove volte: soltanto nell’anno orribile 2010 si era andati vicini a questa cifra. E non finirà qui: tutti i quartieri a Nord di Milano saranno sempre a rischio, fino a quando non si realizzeranno le vasche di laminazione attese da anni. Il fiume ha raggiunto velocemente il livello di piena all’ora di pranzo, ieri, e non si è più fermato. Prima le strade del quartiere Niguarda, poi — con uno schema già visto mercoledì scorso, ma questa volta ancora più velocemente — ha raggiunto i quartieri Garibaldi e Isola, trascinando con sé tutto quello che gli ambulanti del mercato non avevano fatto in tempo a portare via (anche per questo oggi il Comune ha cancellato feste e mercati di quartiere).
Non è andata meglio alla zona del parco Lambro, intorno all’altro fiume che da anni — anche grazie alla cementificazione e alla riduzione dell’attività delle fabbriche — spaventa Milano. Non c’era più nessuno da evacuare solo perché da mercoledì nessuno è più potuto tornare nelle comunità assistenziali che hanno sede proprio nel parco. Il Ceas, che ospita disabili e anziani, cerca volontari per spalare il fango. E c’è Exodus, con don Antonio Mazzi, sempre più disperato per l’ennesimo disastro nella comunità di recupero per tossicodipendenti, già evacuata mercoledì dopo la prima esondazione, che si sfoga: «Non è possibile vivere in una città come Milano come zingari che devono continuamente lasciare le proprie cose e il posto dove vivono, sono arrabbiato come una bestia, la nostra sede è del Comune, ma nessuno viene a vedere se abbiamo bisogno di qualcosa. Mi domando se quelli che ieri (venerdì, ndr) hanno fatto sciopero non avrebbero potuto venire a darci una mano». Anche un campo nomadi, in via Monte Bisbino, è stato sgomberato.
Da La Repubblica del 16/11/2014.
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