SE AVETE per caso letto l’implacabile articolo di Tomaso Montanari sulla cementificazione dell’Italia ( Repubblica di ieri), o altri resoconti di analogo spessore, vi sarete fatti un’idea della catastrofe strutturale che sta a monte di ogni frana e alimenta ogni alluvione. “Strutturale” non è aggettivo che si possa usare spensieratamente. Dice che non la contingenza o l’incidente o il dettaglio, ma la struttura stessa del nostro sviluppo, la sostanza della quale esso è fatto (l’ingordigia imprevidente, figlia di una povertà secolare e della fretta cieca di allontanarsene) è la causa dei nostri mali.
Se questo è vero, altrettanto strutturale dovrebbe essere il mutamento: culturale, politico, economico.
Qualcosa di molto simile a una rivoluzione; o almeno a una riforma radicale delle prospettive, delle priorità, di ciò che è importante e di ciò che lo è di meno. Ma non se ne vede traccia. E anzi mai come adesso la politica sembra avere perduto ogni radicalità, ovvero ogni speranza di incidere strutturalmente (appunto) nella nostra organizzazione sociale, nelle nostre leggi e nelle nostre vite. Quanti dei cantieri che il molto contestato Sblocca Italia di Renzi rimetterà in opera sono solo la coda infetta del vecchio sviluppo speculatore e cieco? Sbloccare ciò che è vecchio lo rende forse nuovo?
Da La Repubblica del 18/11/2014.
Vai Serra, ora che i buoi sono scappati dalla stalla(mentre facevi il palo a Renzi che apriva i cancelli), puoi far finta di inseguirli….
Eh ma non ti sta bene mai un cazzo però…
E’ così pieno di bile che ormai per lui Serra è il responsabile di ogni nefandezza che succede in Italia. E magari anche in Europa…