ALTRO CHE CONTRATTO UNICO, IL MERCATO DEL LAVORO RESTERÀ FRAMMENTATO.
L’approvazione del Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro, tramite il voto di fiducia era un fatto scontato. Soprattutto dopo che la minoranza Pd aveva annunciato il suo “sì con riserva”. Una presa di responsabilità da parte degli oppositori di Matteo Renzi che ha chiuso una stagione di scontri interni (anche se un solitario Corradino Mineo ha annunciato il suo “no”): 166 voti a favore, 112 contrari e un astenuto, il conto finale. Matteo Renzi festeggia su Twitter: “L’Italia cambia davvero. Questa è #lavoltabuona. E noi andiamo avanti”. IL VOTO DI FIDUCIA sulla legge delega – una fiducia al quadrato – non è avvenuto però nel silenzio totale. In mattinata, sulle strade, si è consumata la protesta degli attivisti “per lo sciopero sociale” che hanno provato a “circondare il Senato”. Appuntamento in piazza S. Andrea della Valle per provare a entrare nelle viuzze che immettono al Senato.
Di fronte al muro della polizia, i manifestanti, circa 500, hanno improvvisato un corteo alla rinfusa che si è poi diretto al Largo di Torre Argentina per poi confluire in via delle Botteghe Oscure. Qui si è fronteggiato con la polizia per circa un’ora con l’intenzione di dirigersi al Colosseo. Ma sono partite le cariche. Secondo la polizia, motivate dal lancio di uova dei manifestanti. Secondo quest’ultimi, che hanno manifestato a mani nude, solo da un eccesso di zelo. Risultato: due studenti feriti e uno dei leader della protesta, Francesco Raparelli, fermato per poi essere rilasciato dopo. “Ancora una volta, ha spiegato, si è impedito di manifestare e di esprimere l’indignazione per un provvedimento che riguarda milioni di giovani”. TUTT’ALTRO IL SENSO del discorso pronunciato dal ministro Giuliano Poletti in un’aula del Senato completamente vuota. Difesa della riforma, dichiarazione di “rispetto” per il sindacato e determinazione ad andare avanti con il provvedimento. Poletti, però, è stato uno degli obiettivi principali della manifestazione per via della foto che lo ritrae, in qualità di presidente della LegaCoop, a cena con alcuni dei protagonisti di “Mafia Capitale”, in particolare Gianni Alemanno e Salvatore Buzzi. Nonostante tutto, però, il Jobs Act è legge. Le modifiche saranno realizzate solo dopo l’emanazione dei decreti attuativi, trattandosi di una legge-delega. Le principali modifiche riguardano, come noto, l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Viene esplicitamente escluso il reintegro per i licenziamenti economici ingiustificati cui, d’ora in poi, spetterà solo, per i nuovi assunti, un indennizzo economico. Reintegro garantito, invece, per i licenziamenti dichiarati nulli o per quelli disciplinari ma solo per specifici casi che saranno elencati dai decreti attuativi. SU QUESTO PUNTO si verificheranno però problemi e contenziosi. Come ha già fatto notare la Cgil, infatti, che minaccia ricorsi giudiziari, il provvedimento crea una situazione di disparità tra i lavoratori causata solo dalla data di assunzione. Chi è oggi al lavoro, infatti, gode delle tutele dell’articolo 18, chi invece sarà assunto dal prossimo anno – quando, secondo Renzi, il Jobs Act entrerà in vigore – ne sarà privo. Inoltre, come ha fatto notare Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera, il provvedimento inibirà la mobilità del lavoro. Chi oggi, assunto regolarmente, decidesse di licenziarsi per cambiare azienda deve tenere in conto che nel caso di una nuova assunzione, sarà privo delle tutele sui licenziamenti. Una situazione che spacca in due il mondo del lavoro e che si protrarrà ancora per molti anni. Da notare anche quanto segnalato dall’ufficio studi del Senato: per come è scritta, la norma sui licenziamenti economici potrebbe essere estesa anche ai licenziamenti collettivi. Con il risultato, per i nuovi assunti, di perdere il posto di lavoro anche nel caso di un loro annullamento. IL JOBS ACT produrrà altre novità importanti. Viene modificata la cassa integrazione con l’abolizione di quella in deroga, alcune limitazioni a quella ordinaria e straordinaria e l’istituzione della Nuova Aspi (Naspi), un’indennità di disoccupazione anche per i co.co.co. e per altre forme di disoccupazione involontaria. Si riformano i Servizi per l’impiego con l’istituzione di una Agenzia per l’occupazione nazionale. Si istituiscono i controlli a distanza, sia pure solo sugli impianti e gli strumenti di lavoro modificando ulteriormente lo Statuto dei lavoratori.
Da Il Fatto Quotidiano del 04/12/2014.
L’ha ribloggato su Per la Sinistra Unita.
E se una azienda si trasforma magari cambia nome, si aggrega ad un altra formando una nuova società cosa succede? I lavoratori che vengono licenziati e riassunti da quella nuova rientrano con le regole del job act o cosa?
L’ha ribloggato su ilgrandetsunami.