QUANDO ANTONINO FINÌ NELLE CARTE DELLA DIA PER ALCUNI INVESTIMENTI IN IMMOBILI DI PREGIO A CORTINA, INDAGATO PER RICICLAGGIO E ARCHIVIATO.
La moglie dell’ambasciatore aveva pagato l’anticipo per le sue casette a Cortina e voleva indietro i soldi dall’avvocato Antonino Mattarella. Invece dei soldi però arrivava una telefonata da Trapani che le consigliava di stare tranquilla se no avrebbe perso i soldi e che “il fratello non voleva scandali”. Dove “il fratello” era Sergio Mattarella, candidato dal Rottamatore Renzi al Quirinale. Secondo la Dia, quel siciliano era probabilmente Giuseppe Ruggirello, in affari con Antonino Mattarella e allora consigliere e socio della Banca industriale trapanese, morto nel 1995. “Nel 1993 Ruggirello Giuseppe–scrive la Dia–è stato deferito, insieme a tutti i membri del cda dell’Istituto alla Procura di Trapani per aver agevolato concessioni creditizie senza le adeguate garanzie nei confronti di persone indicate come appartenenti alla mafia, tra le quali Pace Francesco,‘braccio destro’ del mafioso Minore Antonino e Agate Mariano”. La vicenda è descritta nell’informativa della Dia di Padova del 20 maggio 1997 diretta al giudice istruttore Otello Lupacchini. È bene precisare che non ha avuto alcun seguito giudiziario ma merita di essere raccontata per conoscere meglio la famiglia del possibile futuro presidente.Dopo la storia degli assegni di Antonino Mattarella a beneficio della società di Enrico Nicoletti per 750 milioni di vecchie lire di cui abbiamo dato conto ieri oggi tocca agli affari in Veneto con i siciliani. L’indagine parte dalla denuncia del sindacalista Vincenzo Antonio Carfì che consegnava nel 1995 un “prospetto sui possedimenti di Mattarella Antonino. Dal documento in argomento si rileva che era socio al 50 % della Immobiliare Boncompagni 16 Srl,proprietaria in Roma di un attico del valore di lire 1,5 miliardi e di una villa in Ansedonia del valore di lire 800 milioni, nonché socio al 60 per cento nominale (100 reale) della Sigi Srl che controllava la Iniziative Turistiche Coryinesi e al 40 per cento la Multi hotels Italia Spa. La Iniziative Turistiche Cortinesi Srl veniva indicata quale proprietaria di un immobile in Cortina del valore di 4/5 miliardi. La Multihotels Italia era indicata quale proprietaria di un albergo (il Cristallino), in vendita con la formula della multiproprietà che avrebbe comportato, al termine delle vendite, un fatturato finale di lire 34 miliardi”. La Dia riscontra che la Sigi Srl “è rappresentata da Mattarella Antonino che, il 24 settembre 1990, deteneva azioni pari al 52% dell’intero capitale sociale”. La Sigi “nel 1986 – scrive la Dia – controllava sia la Multihotels Italia, operante anche a Marilleva, sia la Iniziative Turistiche Cortinesi (proprietaria di un fabbricato in via Roma a Cortina, ndr), sia la Promotel che aveva rilevato i debiti della Cortina Sport Spa proprietaria dell’immobile Mirage”. La Dia poi racconta le vicende del processo per abuso edilizio per l’hotel Mirage, che non coinvolge Mattarella e scrive “in tale occasione il procuratore di Belluno, Gianni Griguolo, produceva un fax datato 15 ottobre 1996 del pm della Dda di Roma Andrea De Gasperis, il quale comunicava che quell’Ufficio stava procedendo nei confronti di Antonino Mattarella, Giuseppe Ruggirello, Riccardo Lo Faro, Enrico Nico-letti e Mario Chiappini” per riciclaggio e reimpiego di capitali con aggravante di mafia ex articolo 7. “Dall’incarto processuale”, prosegue la Dia, “emerge che il 26 gennaio 1990 viene stipulato in Roma un preliminare tra la Pro-motel Srl, rappresentata da Antonino Mattarella e la signora Maria Grazia Battistini, moglie dell’allora Ambasciatore d’Italia a Lisbona, nel quale la prima promettedi cedere due unità immobiliari con altrettanti posti macchina, ubicati nell’immobile Mi-rage, al prezzo di 618 milioni di lire. Tra le parti scaturì un contrasto per l’inadempienza della Promotel Srl che non riusciva a rogitare. Il pm di Belluno, ravvisando nel comportamento del Mattarella Antonino l’ipotesi del reato di truffa aggravata, trasmise gli atti all’a.g. di Roma. La Battistini – prosegue la Dia – si prodigò al fine di ottenere la restituzione dell’intera somma già versata, e riferì al pm di aver ricevuto una telefonata da parte di certo “Ruggirello” qualificatosi come direttore della società di consulenza finanziaria Gepi Spa di Trapani, il quale, affermando che si trattava di una telefonata circolare a tutti i creditori del Mattarella Antoninolainvitavaa‘pazientare sulla sistemazione delle vicende patrimoniali del Mattarella, avvertendo con tipico stile mafioso che era meglio non fare scandali perché altrimenti avremmo rischiato di perdere tutto ed anche perché il fratello non voleva scandali …’”. La Dia non esplicita chi è il fratello ma in un altro passo ricorda “l’onorevole SergioMattarella”. “Peraltro tale circostanza – prosegue la Dia – è stata ribadita dalla Battistini il 12 aprile 1995 nel dibattimento quando aggiungeva inoltre che nella telefonata erano state esternate velate minacce alla carriera del marito”. In Sicilia il detto “ambasciator non porta pena” non vale.
Da Il fatto Quotidiano del 31/01/2015.
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