È l’una di notte di martedì 13 gennaio. Ho appena ricevuto le pagine del numero di Charlie Hebdo che uscirà oggi insieme a Il Fatto Quotidiano. Scrivo subito, a caldo, perché sono felice. Sì, dopo tutti questi giorni incupiti e resi tetri dalla morte violenta e dai cantori di ogni fondamentalismo, sono felice. Ma non sorpreso. Lo sapevo. Ne ero certo che la Satira sarebbe andata in culo a chi si aspettava truci vendette a colpi di matita. A chi pensava e sperava di poterla arruolare per guerre di religione o peggio di “civiltà”. Certo c’è Maometto in copertina. Un Maometto che piange una lacrima. “È tutto perdonato” recita il titolo. Chi perdona chi? Charlie perdona Maometto o viceversa? Sono perdonati i vignettisti assassinati o sono perdonati i loro killer? Ognuno è libero di leggere come crede il disegno di Luz. LIBERO appunto!
La libertà del perdonare con uno sberleffo micidiale, rivoluzionario e disertore rivolto ad ogni signore della guerra che sia armato di Kalashnikov o che sia armato di doppio petto politico, presidenziale, finanziario. Un pernacchio che risuona dentro ogni pagina di questo numero di Charlie anche a irridere la solidarietà ruffiana del potere, dei potenti e dei prepotenti, chi vorrebbe fare di un attacco alla libertà il pretesto per sopprimere altra libertà, un nuovo opprimente patriot act. A chi cerca nel massacro un pretesto per continuare massacri e perpetrarne altri. Lo sapevo che chi fa Satira non sarebbe potuto cadere in questo macabro tranello. Lo sapevo. Grazie Charlie per non averci stupito.
Da Il Fatto Quotidiano del 14/01/2015.
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