L’AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI: OLTRE AI 29 ASSIDERATI, C’ERANO ALTRI DUE GOMMONI PIENI, FORSE TRE I PM: “ANCORA NESSUN RISCONTRO”. I SUPERSTITI: “SIAMO PARTITI SOTTO LA MINACCIA DELLE ARMI”.
Li hanno costretti a imbarcarsi sotto la minaccia di bastoni e di armi, li hanno imbrogliati spacciando che il mare sarebbe stato calmo, per la traversata gli hanno fatto pagare un “biglietto” di 650 euro e li hanno mandati a morire a poche decine di miglia dalla riva di partenza: in duecento, forse trecento. I racconti di due dei nove sopravvissuti nel centro di accoglienza trasformano l’ultima tragedia di Lampedusa in una vera e propria orribile ecatombe con circa 300 morti. Tra le lacrime nel centro di accoglienza i due hanno raccontato agli operatori umanitari di Oim e Save the Children che il primo gommone si è bucato e ha cominciato ad afflosciarsi, trascinando in acqua il suo carico umano.
Il secondo si è sgonfiato a prua, e tre ragazzi di 13-14 anni “della Costa d’Avorio’’ Amhed li ha visti scomparire sott’acqua accanto a lui, inghiottiti dai flutti del mare in tempesta insieme ad un altro centinaio di connazionali: su quel gommone sono rimasti in due. Altri cento migranti circa sarebbero scomparsi da un terzo gommone, sul quale ne hanno ritrovati solo sette. “Ci siamo aggrappati, gli altri scomparivano” Erano tre, forse quattro, i gommoni messi in acqua nonostante il mare forza 8 dai trafficanti di esseri umani da una spiaggia della Libia con oltre cento uomini e donne a bordo e di questi nell’isola ne sono arrivati solo 75 vivi e 29 morti per assideramento: i dispersi, hanno raccontato ieri tra le lacrime nel centro di accoglienza due degli ultimi nove sopravvissuti, sono oltre 300. Per tutta la giornata le motovedette della Guardia Costiera, quattro mercantili e due aerei hanno pattugliato l’area di mare dov’è avvenuto il naufragio e dove sono stati avvistati tre dei quattro gommoni: sul primo c’erano i 29 morti e i 75 sopravvissuti salvati lunedi scorso, sul secondo, avvistato da un mercantile poco lontano, solo due migranti e sul terzo sette. Ma dei sopravvissuti nessuna traccia, nonostante l’allarme All Ships immediatamente lanciato dalla sala operativa della Guardia costiera di Roma. “Se qualcuno è caduto in acqua – dice il comandante Filippo Marini, della Guardia costiera – c’è ben poca speranza di trovarlo vivo. Mandare la gente su un gommone in queste condizioni meteo marine vuol dire commettere omicidi’’. “Ci hanno assicurato che le condizioni del mare erano buone, ma in ogni caso nessuno avrebbe potuto rifiutarsi o tornare indietro: siamo stati costretti a forza a imbarcarci sotto la minaccia delle armi – hanno raccontato i due superstiti –. Il primo gommone si è bucato e ha cominciato a imbarcare acqua prima di essere travolto dalle onde del mare, l’altro si è sgonfiato nella parte prodiera prima di affondare. Noi siamo finiti in acqua e ci siamo aggrappati alle cime mentre i nostri compagni annaspavano prima di scomparire tra le onde del mare in tempesta”. Capolinea orribile di un viaggio iniziato a Garbouli, apochi chilometri da Tripoli: “Da alcune settimane eravamo in 460 ammassati in un campo vicino Tripoli in attesa di partire. Sabato scorso i miliziani ci hanno detto di prepararci e ci hanno trasferito a Garbouli, una spiaggia non lontano dalla capitale libica. Eravano circa 430, distribuiti su quattro gommoni con motori da 40 cavalli e con una decina di taniche di carburante”. “I migranti sono tutti giovani uomini, l’età media è di circa 25 anni, provenienti da paesi subsahariani, in particolare Mali, Costa d’Avorio, Senegal, Niger. Per alcuni di loro la Libia era un paese di transito, mentre altri vi lavoravano da tempo, infatti parlano anche un pò di arabo. Hanno raccontato di essere stati costretti a salire sui gommoni con la forza, minacciati da bastoni e pistole, e derubati dei loro averi da parte dei trafficanti”. I verbali e le perplessità del procuratore La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo, ma i magistrati sono scettici sul reale numero delle vittime: “Dalle testimonianze raccolte dalla Squadra mobile ci sarebbero stati su ogni barcone circa cento persone per ciascuno a bordo ed essendo giunti solo in nove ci sarebbero centinaia di vittime – dice il procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo – ma non abbiamo alcun riscontro . Non c’è traccia di cadaveri galleggianti e non esiste alcuna individuazione satellitare, resto molto perplesso sulla verosimiglianza di questo racconto’’. Secondo fonti dell’Unchr “nel mese di gennaio sono stati registrati 3.528 arrivi solamente in Italia, rispetto ai 2.171 rilevati nel gennaio del 2014’’. E lo scorso anno “almeno 218.000 persone hanno attraversato il Mediterraneo e in più di 3.500 hanno perso la vita’’.
Da Il Fatto Quotidiano del 12/02/2015.
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