Il russo Lavrov: “Non sono pagato per essere ottimista”. Gli Usa: forse una proroga alla scadenza di stasera Netanyahu: “Israele è pronta ad agire”.
ORMAI non è più una questione di settimane o di giorni, ma di ore. L’Iran e le sei potenze mondiali (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza più la Germania) potrebbero raggiungere un’intesa sul programma nucleare iraniano entro la data prevista di oggi, se saranno riusciti a mettersi d’accordo su due punti cruciali che ieri sera erano ancora in discussione. Il primo è quanta ricerca e sviluppo l’Iran potrà svolgere negli 11-15 anni che saranno previsti dall’accordo finale. Per gli iraniani è un punto importante di prestigio: hanno accettato di ridurre drasticamente il numero delle centrifughe, ma rinunciare per anni al programma di ricerca e sviluppo a cui vedono legate le sorti della loro crescita tecnologica è difficile da buttar giù. Il secondo punto riguarda i tempi delle sanzioni e in particolare quelle fissate dall’Onu.
«Non sono pagato per essere ottimista », ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov che ha lasciato Losanna per rientrare a Mosca e ha fatto sapere che tornerà solo se ci sarà una possibilità reale di raggiungere un accordo. «Serve un compromesso» ha detto, ma nessuno può ancora prevedere se dopo quasi due anni di trattative i 6 e l’Iran saranno capaci di trovarlo prima della mezzanotte di stasera. Non a caso, gli Usa hanno evocato la possibilità di una proroga delle trattative oltre la scadenza fissata. Meno pessimista il segretario di Stato Usa John Kerry: «Sono stati fatti dei progressi ma restano ancora alcuni temi complicati », ha detto , mentre la portavoce del Dipartimento di Stato quantificava in 50-50 la possibilità di arrivare a una firma. Firma che, secondo quanto dicono fonti diplomatiche diverse, sigillerà «un’intesa politica» sui principali parametri che dovranno essere contenuti in un futuro piano d’azione che non verrà scritto a Losanna.
Alcuni diplomatici, sempre mantenendo l’anonimato, hanno spiegato che non si tratterà di un documento pubblico. Questo dovrebbe rendere più facile a Obama difenderlo dagli attacchi del Congresso, ai cui membri la Casa Bianca dovrà spiegare le soluzioni concordate a Losanna: ma lo potrà fare in un briefing a porte chiuse, anziché in modo formale come nel caso di un documento pubblico. «Israele non chiuderà gli occhi e continuerà ad agire contro ogni minaccia », ha ripetuto il premier israeliano Netanyahu.
«Non bisogna mai aver paura di negoziare », ha detto invece Obama, citando le parole di John F. Kennedy per il suo discorso d’investitura nel 1961. Anche se entro la mezzanotte di oggi l’intesa politica sarà stata trovata questo non significherà la fine del negoziato. Questo continuerà, dicono i diplomatici, su ogni parola contenuta nell’accordo definitivo che verrà firmato entro la fine di giugno. Gli iraniani, da parte loro, sostengono che Teheran ha fatto molte concessioni importanti e che ora tocca alle potenze occidentali trovare un compromesso sulle sanzioni. Gli iraniani chiedono che siano tolte alla firma dell’accordo mentre gli occidentali (in particolare la Francia) insistono che prima l’Iran deve dimostrare che saranno messi in pratica gli impegni presi, e solo dopo si comincerà a ridurre le sanzioni.
Due sono le sanzioni che più hanno paralizzato l’economica iraniana negli ultimi tre anni: quelle sul petrolio, che hanno impedito di esportare il greggio, e quelle sulle transazioni bancarie, che tra l’altro hanno escluso l’Iran dall’accesso al Swift, il codice internazionale utilizzato per i trasferimenti bancari, bloccando tutto l’import-export. Le sanzioni Onu sono complicate anche per il fatto che gli occidentali vorrebbero che tornassero in vigore automaticamente nel caso in cui l’Iran non rispettasse i patti, mentre Cina e Russia su questo non sono d’accordo. L’Iran inoltre vorrebbe che il suo programma nucleare tornasse sotto le competenze dell’Aiea. Restare sotto la sorveglianza del Consiglio di sicurezza equivale a dire che il mondo continua a considerare la Repubblica islamica come una una minaccia.
Da La Repubblica del 31/03/2015.
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