Nel comizio elettorale a Genova cita Cameron e rilancia il progetto dei Repubblicani Attacco a Renzi: “Non è stato eletto e impone le sue leggi con una violenza mai vista”.
GENOVA – «Il partito democratico in Italia c’è già e noi moderati, italiani di buonsenso che non siamo schierati con la sinistra, dobbiamo creare un unico, grande partito, chiamiamolo repubblicano o come vogliamo, che contrasti il centrosinistra»: è l’esempio degli Stati Uniti, ma anche quello della Gran Bretagna con la recente vittoria di Cameron, che Silvio Berlusconi rilancia ieri dal palco del teatro della Gioventù, a Genova. Un altro partito che vada oltre Fi. Non lo guiderà lui («anche in virtù della mia veneranda età») ma, dice, si limiterà ad additare la strada.
Berlusconi è arrivato nel capoluogo ligure ieri mattina per il primo comizio della sua campagna elettorale, il ritorno in piazza dopo la condanna ai servizi sociali per la frode Mediaset.
«Sono arrivato in elicottero, ero quasi commosso dal rivedere i luoghi in cui nel 2001 abbiamo riunito i grandi capi di Stato », dice. Ma sulle violenze del G8 neppure una parola. Ha messo invece la prua su Renzi: «Siamo in un paese a democrazia sospesa — ha detto — abbiamo subito quattro colpi di Stato e siamo al terzo governo non eletto. A guidarlo c’è un signore neppure votato per fare il parlamentare, che impone i suoi provvedimenti con una autorità e una violenza mai viste nella storia del Parlamento». Evoca ancora Renzi, o meglio, la sua area politica quando, a fine comizio, inciampa e cade dalla pedana che gli avevano messo dietro al leggio. Fiato sospeso in sala, dove si sente un grande rumore e la sua testa sparisce dalla visuale. «Colpa della sinistra», dice ridendo quando si rialza. Stavolta è una battuta e la candidata renziana alla presidenza della Regione, Raffaella Paita, risponde facendogli recapitare un mazzo di rose bianche con un biglietto. Dice: «Presidente, siamo innocenti! Lo sgambetto ve lo vogliamo fare il 31 marzo». E lui, di rimando: «Manderò anch’io dei fiori a Paita, l’1 o il 2 giugno, quando sarà delusa dal risultato del voto».
In Liguria il candidato presidente è il suo consigliere politico, Giovanni Toti. «Questa — ha detto — è l’unica Regione in cui il centrodestra è riuscito a ricompattarsi e spero che sia un auspicio perché solo nell’unità si può superare la sinistra. Penso di poter essere ancora utile al paese, non da protagonista diretto della politica, ma per indicare l’esempio degli Stati Uniti agli italiani non di sinistra, che sono la maggioranza e devono diventare una maggioranza politica ». Torna a parlare di magistratura: «Si è fatta potere, anzi, contropotere che sottomette altri poteri».
Uscito dal teatro Berlusconi si dirige in un ristorante del centro per una colazione con candidati e imprenditori. Gli imprenditori latitano. Di tutti gli invitati alla fine si presentano in due, Marco Bisagno dei Cantieri Mariotti, che è nella cordata dei lavori al relitto della Concordia, e Vittorio Malacalza, che ha appena acquisito il 10,5% di Banca Carige e solo ventiquattro ore prima era, sempre a Genova, alla convention elettorale di Renzi. A tavola Berlusconi lancia battute su Fi («per trovare uno fedele mi sono dovuto comprare un cane »). Fuori lo attende un capannello di sostenitori, ma anche un contestatore: “Vai a casa, buffone”.
Da La Repubblica del 10/05/2015.
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