È vero che la storia non si fa con i se, però su quella degli ultimi anni aleggia un SE grosso come una casa. Questo: se al posto di Napolitano – nel primo mandato o anche soltanto nel secondo – ci fosse stato Mattarella o qualsiasi altro presidente, dove si troverebbe oggi l’Italia? Alcuni fatti degli ultimi tre mesi parlano da soli, perché quasi certamente non avrebbero potuto accadere se Re Giorgio fosse ancora al Quirinale. I costituzionalisti di quasi tutti i giornali hanno cominciato a segnalare i gravi vizi di antidemocrazia e di incostituzionalità dell’Italicum e della controriforma del Senato. La minoranza Pd, pur fra mille contorsionismi, alla fine ha detto no alla legge elettorale del Matteo solo al comando.
Giornali governativi per definizione come il Corriere e il Sole-24 ore pubblicano articoli molto critici sul governo e sui numeri falsi spacciati dai vari ministri. La Consulta ha cassato la legge Fornero senza curarsi – com’è giusto e doveroso che sia – delle conseguenze politiche, con una sentenza clamorosa e dirompente firmata dalla giudice Silvana Sciarra, da poco designata da una felice alleanza Pd-5Stelle: una sentenza che ha spaccato in metà la Corte se è vero quello che hanno scritto alcuni giornali (mai smentiti) sul durissimo scontro tra i sostenitori dell’illegittimità della norma rapina-pensionati e la fazione che invece voleva darle il via libera, capitanata dall’ultimo parto di Re Giorgio, cioè Giuliano Amato. La sera seguente, a Otto e mezzo, un altro giorgista-amatista di ferro come l’ex giudice Sabino Cassese ha felpatamente lasciato intendere di non condividere quella sentenza. Tutto ciò si deve all’uscita di scena di Napolitano, che da semplice senatore a vita continua a tentare interferenze come se fosse presidente, ma per fortuna nessuno gli dà più retta. È come se il suo addio avesse improvvisamente scongelato un sistema che per nove lunghi anni era rimasto ibernato come un sofficino Findus nei freezer del Quirinale. Il Pd prendeva ordini da lui, lo stesso Renzi non poteva muovere un passo senza prima concordarlo con lui, la Consulta era diventata il suo braccio armato (anzi Amato), i costituzionalisti – a parte tre o quattro spiriti liberi, molto noti ai nostri lettori perché hanno sempre trovato ospitalità sul Fatto quando altrove non potevano scrivere nulla – dovevano escogitare le scuse più imbarazzanti per giustificare le sue mosse e le sue “riforme”, e i giornaloni allinearsi ai suoi ordini superiori. Ora invece al suo posto c’è un presidente-arbitro.
Che naturalmente può commettere errori (e secondo noi firmare l’Italicum lo è stato), ma evita di impicciarsi nelle faccende di competenza governativa e parlamentare. Non lascia trasparire i suoi orientamenti mentre la politica decide, e solo alla fine, quando le leggi giungono sul suo tavolo, decide se promulgarle o bocciarle. Fine della “immoral suasion” che aveva stravolto il corretto rapporto fra poteri. Con Napolitano, ben difficilmente la minoranza del Pd avrebbe osato votare contro l’Italicum: se ne avesse avuta la tentazione, si sarebbe sorbita l’immediato monito di re Giorgio a sostegno delle riforme e del governo in nome della stabilità (infatti, quando c’era lui, e l’Italicum era ancora peggio della versione finale, i pidini antirenziani l’avevano approvato due volte). Idem per il caso Lupi: ai tempi di Napolitano, i ministri Alfano e Cancellieri erano stati coinvolti in scandali (Shalabayeva e Ligresti) ben più gravi di quello che ha costretto il ministro Lupi alle dimissioni per i favoritismi al figlio: ma erano stati puntualmente salvati dai soliti interventi a gamba tesa del presunto arbitro che si era messo a giocare con una squadra contro l’altra. E avevano conservato la poltrona. Mattarella invece ha lasciato Lupi al suo destino. Anche la magistratura, intimidita per anni dalle reprimende quirinalizie e dalle inaudite pressioni sulle Procure di Palermo e di Milano, ha ricominciato a respirare. Non a Milano, dove il procuratore Bruti Liberati è rimasto intonso dal caso Robledo e ha addirittura ottenuto dal Csm la brutale estromissione del suo aggiunto, e continua a regnare una strana Pax Expo. Ma in molte altre Procure si lavora con più serenità, dopo che il nuovo presidente è tornato a difendere i magistrati e a denunciare la corruzione come la prima emergenza, anziché usare il Csm come bastone e per ammorbidire le inchieste su tangenti, mafia e politica. E tutto questo accade semplicemente perché, al posto di Napolitano, è arrivato non Che Guevara, ma Mattarella. Figuriamoci come sarebbe cambiata l’Italia se nel 2013 il Pd avesse fatto ciò che gli chiedeva la stragrande maggioranza dei suoi elettori: eleggere Stefano Rodotà per applicare finalmente la Costituzione e la volontà popolare, anziché stravolgerle entrambe. Invece del debolissimo e paralizzatissimo governo di larghe intese, quello di Letta, ne avremmo avuto uno magari provvisorio, magari di scopo, appoggiato dai due partiti vincitori delle elezioni: Pd (con Sel) e M5S. I quali, non dovendo riscrivere la legge elettorale con B., avrebbero prodotto qualcosa di meglio dell’Italicum (anche perché peggio era impossibile fare). E forse non avrebbero spianato la strada a Renzi, o almeno Renzi sarebbe premier ma non avrebbe intorno a sé il deserto. Nel frattempo B., tagliato fuori da tutti i giochi, avrebbe dovuto farsi da parte e dall’opposizione il centrodestra avrebbe potuto riorganizzarsi su basi e leader nuovi. Insomma, oggi avremmo magari una politica quasi normale e una legge elettorale quasi normale. Ma forse qualcuno – che decide sempre al posto nostro – ha deciso che noi la normalità non ce la possiamo permettere.
Da Il Fatto Quotidiano del 10/05/2015.
mattarella mi pare il degno erede di napo, del resto eletto dal pd pure lui…
Max, perdonami, ma non puoi ripetere sempre le stesse cose con lo stesso approccio: tutto ciò che è estraneo al M5S è marcio, senza alcuna distinzione.
Alcuni hanno definito l’intelligenza come la capacità di cogliere le differenze.
Poiché io penso che tu sia intelligente, non credo possano sfuggirti le differenze tra i due presidenti riportate nell’articolo da Travaglio.
Anche se Mattarella non è il mio presidente ideale, non ci sono dubbi sul fatto che abbia della Costituzione e delle sue istituzioni un rispetto totalmente estraneo al suo predecessore. Napolitano, quando emergevano casi di corruzione, parlava di protagonismo dei magistrati e dell’annoso conflitto tra magistratura e politica. Nello scontro tra guardie e ladri, faceva l’occhiolino ai secondi e sosteneva riforme della giustizia che mettessero i bastoni tra le ruote ai primi. Mattarella questo non lo fa e non mi sembra poco nel Paese che comprensibilmente definisci spesso “marcio”. Se non si riconoscono e si incoraggiano i piccoli cambiamenti non si va da nessuna parte. Se vuoi dare un contributo costruttivo al Paese sostenendo il M5S, ti consiglio di sviluppare un tuo senso critico anche nei confronti di quel movimento. Devi essere fedele solo ai tuoi principi, non alle organizzazioni (partiti o movimenti che siano) che “dichiarano” di sostenerli. “Uno vale uno” è evidente che sia una cazzata, non ti pare? Ma il riconoscerlo non mi impedisce di vedere anche il buono (ed è tanto) che c’è nel M5S. Ed è per questo che lo voto e continuerò a votarlo, almeno fino a quando ci sarà un movimento che interpreta meglio quelli che io ritengo siano giusti principi. E’ solo un consiglio, sia chiaro. Ciao
Per me uno che firma una porcata non è certo un bravo presidente… I 5stelle sono ok, diversamente dal pd. E non ho bisogno di consigli, conosco bene la politica italiana e penso quello che mi pare.
Franz, Max argomenta con 10-12 sillabe, dá del tu a tutti e declina gli insulti come aggettivi. La mia opinione é che sia tempo perso. A lei, invece, i miei complimenti. Mi scuso per la crudezza coi lettori.
Ci mancherebbe pure che non puoi pensare quello che ti pare.
Devo proprio spigarmi male.
spiegarmi 🙂
E per ora mi tengo la mia opinione, in futuro vedremo.
Franz, hai il cipiglio e l’approccio che si confá ai tempi moderni e scrivi con doviziosa disamina della storia recente. Grazie del contributo. Ps: max, col quale ho più volte cercato di interloquire, al più, ha risposto con mono-bi sillabi o grugniti. Tempo perso.
Tempo perso è parlare coi troll pidioti come te.
E’ vero, Mattarella non fa rimpiangere Napolitano: ma, obiettivamente, chi può avere nostalgia del peggiore presidente della repubblica?
Quindi essere migliore di Napolitano non è un gran titolo di merito: il fatto è che sull’Italicum Mattarella ha commesso un errore piuttosto grossolano. Si può avere la certezza, che quando la Corte si degnerà di esaminare la legge ne ravviserà numerosi profili di incostituzionalità.
Pertanto, nonostante le qualità che gli tributa Travaglio, resta il suo svarione sulla legge elettorale. Ed è stato squisitamente politico: sa benissimo che l’Italicum è incostituzionale ma ha preferito tenere basso il tono dello scontro con Renzi.
Insomma, troppo tatticismo, soprattutto da parte di un organo di garanzia: il Paese, malgrado i suoi vizi, si merita di meglio.
Appunto, ha iniziato decisamente male. Del resto è il presidente voluto dal pd…
Concordo. Troppo tatticismo. Continuo però a pensare che tra lui ed il suo predecessore ci sia una bella differenza, non per i meriti di Mattarella ma per i demeriti di Napolitano, impossibili da eguagliare. Staremo a vedere quali saranno le sue mosse future.
Vedremo cosa farà in futuro, ma certo ha iniziato male…
Se “il nostro paese” si misurasse in “senso civico” , “maturitá e coscienza di appartenza ad una moltitudine di nazioni che condividono i valori pregnanti di una collettivitá moderna e post-bellica”, sarebbe ancora in fasce. Il paese, il nostro paese, avrebbe ogni mezzo per essere di esempio per alcuni miliardi di uomini… Temo, ma sopporto, che il nostro cammino sia ancora irto ed arduo.