“Lavoro, legalità, leggerezza, tre L per l’Italia” Salta il faccia a faccia in tv tra i due leader.
ROMA – Silvio Berlusconi abbassa le pretese e provoca Renzi. Non più quattro regioni ma gliene sono sufficienti adesso tre (su sette), annuncia, per considerare vinta la partita di domenica. «Se vinciamo in Veneto, Liguria e Campania, Renzi deve dimettersi» incalza dalla piazza di Padova. E più tardi da Genova, dove torna per sostenere la corsa più delicata, quella del forzista Giovanni Toti: «Sento che ci saranno delle sorprese, lo dico in modo istintivo anche sulla base di certi sondaggi». Quegli stessi rilevamenti che alimenterebbero nella cerchia ristretta ottimismo sulla corsa in Puglia. Non già per la vittoria improbabile contro Emiliano, ma per il derby tutto interno al centrodestra tra Adriana Poli Bortone e l’uomo di Raffaele Fitto, Francesco Schittulli.
Matteo Renzi non abbassa la guardia. «È finita la fase in cui Berlusconi ci rovinava i sogni — dice in comizio da Perugia — Ma ha sette vite, quell’uomo.. » Come dire, stare attenti è meglio. A cominciare dalll’Umbria dove pure tutto sembrerebbe scritto. Non è così, mette in allerta i suoi il premier. «Noi dobbiamo avere rispetto, senza vivere il terrore degli avversari, vedendo cosa hanno significato dieci anni di governo Berlusconi». Sono altri i temi sui quali va a caccia di consensi, compreso un ritorno al vecchio cavallo di battaglia. «Noi siamo rottamatori — rito — non lo dimentichiamo e io farò al massimo due mandati: questo fino al 2018 e poi fino al 2023». Non oltre. Per «far ripartire l’Umbria e l’Italia servono tre L: legalità, lavoro, e leggerezza». E cita il Jobs Act: «La cosa più di sinistra fatta negli ultimi anni». È un tour de force nel quale Renzi, al pari di Salvini e (in parte) Berlusconi si sta spendendo senza sosta. Troppo alto il rischio che abbiano la meglio non tanto gli avversari, quanzione l’astensionismo. Il leader forzista dopo le tappe in Veneto e Liguria di ieri, si tuffa oggi nella consueta maratona tra radio e tv, quella che gli è più congeniale, per convincere gli ultimi indecisi, fino all’intervisa a Virus in serata su Raidue. Nella stessa puntata sarà intervistato in sequenza proprio il premier Renzi. Per qualche ora, caldeggiata dal conduttore Nicola Porro, è circolata anche l’ipotesi di un faccia a faccia tra i due. Presto poi smontata dallo stesso giornalista. Dallo staff di Berlusconi smentiscono invece l’indiscrezione circolata, in base alla quale sia stato proprio il leader forzista a rifiutare il confronto. Anzi, in serata anche la partecipazione alla puntata di oggi veniva messa in dubbio per la tentacorda dell’ex Cavaliere di spostarsi in serata nelle Marche.
Berlusconi non ha lesinato ancora un pesante attacco ad Angelino Alfano. Sicuro che si voterà nel 2018: «Il M5S non farà mai cadere il governo Renzi, i grillini guadagnavano 20 mila euro l’anno, a fine legislatura ne avranno guadagnato 570 mila e un vitalizio: saranno attaccati alla poltrona con la colla, quasi come Alfano». L’ex delfino ribatte a stretto giro da Porta a Porta: «La mia è una poltrona di chiodi, io non prendo stipendio per fare il ministro ». Il clima non è proprio da partito unico del centrodestra. Salvini ha già preso il largo: «Non farò minestroni, pasticciacci, non faccio accordi con Tizio e Caio».
Da La Repubblica del 28/05/2015.
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