L’elenco sul tavolo della Commissione presieduta dalla Bindi si è arricchito di nuovi nomi inviati dalle prefetture campane.
Nel setaccio campano ci sarà Antonio Scalzone, rinviato a giudizio per reati associativi (in lista Popolari per l’Italia con Caldoro), che aveva già annunciato il ritiro dalla competizione (ma il nome è in lista). Gli altri nomi passati ai raggi X di prefetture, magistrati e in ultimo dei tecnici dell’Antimafia resteranno sub iudice fino alle 13. Tommaso Barbato, in lista pro De Luca, indagato per voto di scambio. Alberico Gambino, accusato di violenza privata e concorso esterno in associazione mafiosa, in lista per Caldoro. Come Marco Nonno, che ha una condanna per devastazione legata alla lotta antidiscariche. Si parla anche di Enricomaria Natale (Campania in Rete per De Luca) di Casal di Principe, è uno dei nomi discussi ma per una vicenda legata al padre (presunto prestanome del clan Schiavone). E poi Antonio Amente, ex Forza Italia ora in “Campania in rete” per De Luca. Il suo nome era comparso in una indagine del 2011. Il presidente Bindi, che diffida da ulteriori fughe di notizie, ha convocato la commissione plenaria per oggi alle 13. «Quel che è certo è che sarà un pac- di nomi non insignificante », spiega il vicepresidente Claudio Fava, non tanto per quantità, ma per pesantezza della lista. La Bindi ha messo a punto una relazione di accompagnamento alla «lista di impresentabili », poi la conferenza stampa coi nomi. «Ci aspettavamo che i partiti, che hanno approvato con giubilo il codice di formazione delle liste, ci ringraziassero, invece leggo molta ipocrisia, sfacciataggine e improvvisazione», aggiunge Fava. Il senatore Pd Salvatore Tomaselli si sbilancia: «Verranno fuori un’altra decina di nomi, non di più». Non arriverà un tantino tardi, la lista? «Se la politica e i partiti scelgono le persone sbagliate da presentare all’elettorato — sostiene il ministro degli Interni Angelino Alfano — gli elettori li puniranno con il non voto a quel candidato ». E Maurizio Lupi: «Tempistica vergognosa, l’Antimafia avrebbe dovuto esprimersi un mese fa». Cauto Silvio Berlusconi: «Noi siamo garantisti. Se uno sa di essere accusato ingiustamente, mi sembra giusto non si ritiri. Mi sembra che stavolta il problema sia soprattutto della sinistra. Ma su De Luca, da garantista, non ho detto una parola». Detto questo, ce l’ha con Renzi: «Può modificare la legge Severino per De Luca ma non lo ha fatto per me». Ma il Pd, replica Roberto Speranza, «è pulito e trasparente», nessun nome nelle sue liste. Tutto però matura in extremis. «Dalla mezzanotte scatta il silenzio, i cittadini avrebbero dovuto sapere prima», si lamenta anche il grillino Francesco D’Uva. E polemico è pure il socialista Marco Di Lello: «La gestione è stata tutta nelle mani della presidente Bindi, dispiace essere arrivati a ridosso del voto e se siamo a questo, qualcuno se ne assumerà la responsabilità». E dubbi continua a sollevare il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone: «Un bollino blu, per quanto emesso da un organismo autorevolissimo come l’Antimafia, resta sempre un dato politico: la scelta finale spetta ai cittadini».
Da La Repubblica del 29/05/2015.
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