TRANI. Con un turpiloquio eletto a parola corrente, «con un colpo di Stato che ha permesso a un gruppo di potere di gestire con coordinate delinquenziali l’ente», il presidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini, stava portando a fondo e poi ancora più a fondo la Casa divina provvidenza di Bisceglie, il gigante della sanità del Vaticano con sedi in Puglia e Basilicata. Quattrocento milioni di euro di buco, «un “carrozzone”, utilizzato, all’occorrenza, per l’assunzione di personale al solo fine di soddisfare interessi personali o di esponenti politici o sindacali» scrive il gip Rossella Volpe nell’ordinanza di custodia. «E i costi di tali assunzioni clientelari – aggiunge – hanno gravato, e tuttora gravano, sui bilanci dell’ente e, indirettamente, sulle casse dell’Erario, nei cui confronti la CdP risulta debitrice per centinaia di milioni di euro a titolo di oneri contributivi e assistenziali ».
Azzollini, secondo la procura di Trani, era l’ «amministratore di fatto» del carrozzone, per il quale nell’aprile del 2012 viene presentata l’istanza di fallimento che dà il via all’indagine condotta dagli uomini del nucleo di polizia tributaria di Bari, guidati dal colonnello Vincenzo Mangia. Il primo punto sono i fondi. Dove sono finiti? Il nuovo corso voluto da Papa Francesco permette alle Fiamme gialle di entrare- come ha raccontato Repubblica nell’ottobre del 2013 – in Vaticano. E scoprire che 35milioni di euro appartenenti alla Congregazione che gestiva l’ospedale erano stati trasferiti dal 1999 al 2004 «su conti di Casa Procura» (ndr, un ente fittizio ma in realtà riferibili alla Congregazione) scrive il gip . Una distrazione che ha portato all’arresto di suor Marcella (legale rappresentante) e suor Consolata (economa) che gestivano gli affari, disponendo bonifici in euro e dollari e ordinando quelli che secondo i giudici erano «finte transazioni immobiliari ». E soprattutto acconsentendo che fossero truccati i bilanci. Il fallimento fa muovere anche la politica. E qui arriva il potentissimo senatore Azzollini. Che, secondo il gip dal 2009 diventa «amministratore di fatto della Cdp». In «qualità di presidente della commissione Bilancio – si legge nell’ordinanza – si muove per assicurare alla Congregazione la proroga legislativa della sospensione degli obblighi fiscali e contributivi », grazie alla quale «garantiva alla Congregazione un’indebita moratoria fiscale finalizzata a ritardare l’emersione dello stato di dissesto e, conseguentemente a neutralizzare la richiesta di fallimento dell’Ente avanzata dalla procura di Trani». In cambio «abusando della sua qualità e dei suoi poteri, imponeva agli organi di vertice della Cdp la presenza di Angelo Belsito e Rocco di Terlizzi, deputati ad agire in suo nome e per suo conto». Cosa significa lo spiega uno dei dipendenti della Cdp al sostituto procuratore che ha condotto l’indagine, Silvia Curione, insieme con l’aggiunto Francesco Giannella e il procuratore Carlo Maria Capristo «Ha detto alle suore: “da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca”». «Ha sentito qualche reazione delle suore?» chiede la pm. «Diciamo che le suore si sono impaurite, quando sono uscite erano amareggiate». Azzollini dice di non aver mai pronunciato quella frase, di certo è stato intercettato mentre parlava di un «cazzotto in bocca» come miglior metodo per convincere un dirigente della Regione che si opponeva alla realizzazione, truffaldina, del porto di Molfetta.
Sotto la “gestione” Azzollini, nonostante la situazione economica disastrosa, si fanno spese pazze: il suo uomo viene assunto a 100mila euro l’anno come consulente, il dg assume la sua amante, un ex prostituta serba, come addetta stampa a 2.200 euro al mese. E ancora vengono assunti figli di sindacalisti, del dirigente della Regione, Mario Morlacco, poi commissario di governo in Lazio e Campania. Trattamento di favore per la figlia del senatore socialista, Lello Di Gioia, indagato («sono innocente ma mi dimetto dal Psi»). Nel frattempo il governo Letta commissaria l’ente e Azzollini fa una guerra per la nomina dei commissari: ne vuole tre, ma ne viene nominato uno solo, l’avvocato Bartolo Cozzoli, «uomo molto vicino a Francesco Boccia del Pd- scrive il gip presidente della commissione Bilancio della Camera».
Da La Repubblica del 11/06/2015.
Tutti in galera dal primo all’ultimo!