
Cosa succederà se questo sarà davvero l’esito? Il premier Alexis Tsipras, che pure fa campagna per il no, è stato chiaro: «Rispetteremo la volontà dell’elettorato, anche se io non sono un uomo per tutte le stagioni», lasciando intendere che potrebbe dimettersi.
Un secondo dopo la proclamazione della vittoria del sì, dunque, dovrebbe prendere l’aereo per Bruxelles e formalizzare l’ok della Grecia alle proposte rese pubbliche da Jean-Claude Juncker un paio di giorni fa: nuovi tagli alle pensioni, obiettivi rigidi di avanzo primario, una dura riforma fiscale, tagli alle spese militari, privatizzazioni e liberalizzazione del mercato del lavoro. I creditori a quel punto dovrebbero sbloccare gli aiuti necessari per saldare i debiti di Atene: l’ultima tranche da 7,2 miliardi del piano di assistenza da 240 miliardi e gli 11 miliardi nel fondo salva banche. Quanto basta per rimborsaregli 1,6 miliardi di prestiti già scaduti dell’Fmi e i 7 circa dovuti alla Bce tra luglio e agosto.
Non è detto però che tutto fili così liscio. Anzi, gran parte degli osservatori disegna scenari differenti. La prima cosa da capire, in teoria, è se la proposta su cui votano i greci sarà ancora sul tavolo il 6 luglio. In teoria, infatti, scade domani alla chiusura del programma di aiuti, anche se la scelta di Juncker di renderla pubblica fa pensare che Bruxelles sia disposta a tenerla in vita almeno fino a domenica. Il vero problema è la tenuta di Syriza davanti a un risultato di questo tipo. Le riforme chieste dalla Troika dovrebbero infatti essere approvate in Parlamento per sbloccare i finanziamenti. E — con tutta la buona volontà di Tsipras — pare molto improbabile che l’ala più radicale del suo partito sia disposa a votarle turandosi il naso. Lo stesso ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha ammesso che con la vittoria del sì sarebbe forse necessario «riconfigurare il governo».
Gli esiti più probabili potrebbero quindi essere due: Tsipras si rende conto di non avere i voti in aula e dà le dimissioni convocando le elezioni. Si parla già del 26 luglio (vanno fatte entro un mese). La Costituzione gli consente a questo punto di scegliere lui i candidati di Syriza tagliando fuori i contrari al compromesso. Il partito del premier del resto è ancora in testa a tutti i sondaggi. Tanto che l’opposizione, in questo caso, potrebbe coalizzarsi in un cartello pro-euro per conquistare il premio di maggioranza.
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