
Ma ciò che più sfugge ai nostri trincia-giudizi in casa d’altri è la serietà, la dignità dei nuovi politici di Atene. Che magari sbagliano ricetta economica (ma vai a sapere qual è quella giusta: hanno fallito tutte, ma proprio tutte), però hanno il sacrosanto diritto di essere messi alla prova: perché, nel disastro greco, non hanno alcuna colpa,nonavendomaigovernato prima. Chi dà loro lezioni da Bruxelles o da Berlino ha colpemoltopiùgrandidiloro,visto che l’austerità ha peggiorato la vita e l’economia della Grecia, esattamente come quella di quasi tutto il resto dell’Eurozona. Qui non si tratta di buonismo – il mantra prêt-à-porter di ogni talk show–ma di buon senso. Se l’austerità fine a se stessa ha prodotto in pochi anni in Europa 23 milioni di disoccupati in più rispetto a prima, è il pragmatismo a imporre di cambiare registro. È vero, la Grecia entrò in Europa truccando i suoi bilanci, e le autorità comunitarie lo sapevano benissimo. È vero, la Grecia è stata malgovernata per decenni, con una serie di scelte scriteriate che l’han fatta vivere al di sopra delle sue possibilità. Ed è vero quel che dice la Merkel (persona seria anche lei, pur con i suoi errori in politica estera, ma non interna:magari i tedeschi ce la prestassero per qualche anno): le formiche d’Europa non possono pagare le serenate della cicala.
Ma ciò che chiede la Grecia al di là di certe pretese inaccettabili – è l’ossigeno e il tempo per rimettersi in sesto, con il suo nuovo governo onesto e serio. Ci si può fidare sulla parola?No,occorrono controlli. Ciò che invece è inaccettabile, e ha fatto stravincere il No, è che le autorità europee abbiano usato la crisi greca prima per dettare ad Atene le riforme da fare,mettendo in mora il governo democraticamente eletto; e poi per provare a rovesciare il governo democraticamente eletto per sostituirlo con un pateracchio di larghe intese imposto dall’alto e da fuori,secondo lo schema sperimentato in Italia e nella stessa Grecia nel 2011. Gli Stati Ue hanno sottoscritto degli accordi e chi non li condivide può,anzi ormai deve battersi per modificarli: ma, finché esistono,deve rispettarli.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 08/07/2015.
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