QUESTI ALCUNI dei passaggi della lunga requisitoria (otto ore) del pm di Monza Franca Macchia che ieri ha chiesto di condannare l’ex presidente della Provincia di Milano non ché ex uomo forte del Pd a quattro anni di carcere. L’accusa, oltre ad altre otto condanne fino a due anni e sei mesi, ha chiesto che a Penati, “visto il ruolo svolto”, non vengano concesse le attenuanti generiche. Corre verso l’assoluzione, invece, Giordano Vimercati,exbracciodestrodello stesso Penati. Battute finali del processo sul cosiddetto sistema Sesto. “Un processo – ha esordito il pm – falcidiato dalla prescrizione”. Su tutti la vicenda “corruttiva” dell’area Falck “per la quale Penati si è avvalso della prescrizione”. E cosìin“questo diffuso sistema di tangenti” che prevedeva “un fiume di denaro” per soddisfare “le esigenze elettorali di Penati e quelle dei Ds”, un ruolo importante lo gioca la cosiddetta “vicenda Codelfa”, all’interno della quale ci sono i 2 milioni di euro versati come caparra dall’ex manager del gruppo Gavio, Bruno Binasco all’imprenditore Di Caterina per l’acquisto di un immobile. Una provvista di denaro,ragiona l’accusa,voluta da Penati per saldare i debiti di presunti finanziamenti elettorali ricevuti da Di Caterina a partire dal 1994. L’accordo con l’imprenditore monzese prevedeva la restituzione del denaro. Questi 2 milioni di euro fanno parte di un tesoretto di 18 (contabilizzati come extra-costi) che, per la procura, Codelfa, società del gruppo Gavio,ha incassato in virtù“di un accordo corruttivo” con la società Serravalle, controllata dalla Provincia, per la costruzione della terza corsia dell’A7.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 08/07/2015.
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