DOPO avere “rubato” un tappeto di preghiera musulmano che era stato srotolato in una saletta del Municipio, due consiglieri leghisti di Torino, Carbonero e Ricca, hanno spiegato così il loro gesto: «Il Comune è un luogo laico e istituzionale e non deve avere al proprio interno luoghi di preghiera, a prescindere dal tipo di religione». Perfetto e condivisibile. Ma per fugare ogni dubbio sull’intenzione islamofoba del loro gesto, i due campioni della laicità dovrebbero provvedere a rimuovere personalmente, o a battersi perché venga immediatamente rimosso, qualunque simbolo religioso da qualunque edificio pubblico, perché le loro stesse parole non offrono varchi a equivoci o compromessi: «a prescindere dal tipo di religione».
Mi permetto di dubitare che lo faranno, perché dubito che la loro intenzione sia far rispettare la ventilata “laicità” dei luoghi pubblici. È solo un paravento, abbastanza vile, per mascherare l’ostilità non a “tutte” le interferenze religiose nella vita pubblica, ma a una soltanto: quella islamica. Ho assistito pochi giorni fa a una cerimonia di laurea (facoltà scientifica) in un’aula dell’Università di Stato. Un gigantesco crocifisso, per altro circondato da una bava di nero che certifica la scadente manutenzione, era il solo arredo visibile. Conto sull’immediata presa di posizione dei consiglieri Carbonero e Ricca.
Da La Repubblica del 29/07/2015.
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