L’INTERVISTA/PARLA IL SEGRETARIO DELLA CISL.
In un anno persi 65 mila iscritti, ma cresciamo dove c’è più precarietà.
ROMA. «Se lo scopo è far ripartire la produttività in ogni azienda e territorio, allora non serve una legge, basta un’intesa tra le parti». Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, ragiona sulla possibilità che il governo possa disciplinare il peso della rappresentanza sindacale. «Ritengo che una legge in questa materia sia impropria e dannosa. Se il governo vuole dare un contributo, anziché inventarsi leggi, tolga il peso del fisco sulla contrattazione di secondo livello. E in ogni caso non parta da solo. Su temi così delicati, e propri delle parti sociali, chieda di incontrarci».
Segretario, il premier vi definisce “più tessere che idee”.
Ora scarseggiano pure le tessere?
«Noi quest’anno abbiamo perso circa 65 mila iscritti, il saldo tra 80 mila adesioni di pensionati in meno e di 22 mila lavoratori in più. Siamo cresciuti nella scuola, nelle banche, nel turismo e nel commercio. In particolare tra gli stagionali e i giovani atipici. E in due settori, quali scuola (con 16 mila iscritti aggiuntivi) e banche, fortemente colpiti dalla precarietà e dalla perdita di posti di lavoro».
Renzi però vi incalza. Dice che siete scandalosi, per gli scioperi estivi a Pompei e Fiumicino. E che dovrà difendervi da voi stessi. Teme un’accelerazione verso la legge sulla rappresentanza?
«Il fatto che Renzi conosca poco la storia del sindacato confederato italiano non è una novità. Le tessere sono persone, uomini e donne che danno una delega sociale al sindacato perché li rappresenti. In Cisl lo fanno in 4 milioni e 300 mila. Detto questo, credo che le regole della rappresentanza e della contrattazione debbano appartenere alle parti sociali».
E se invece il governo usasse la legge come arma di scambio con Bruxelles, riforme in cambio di flessibilità sui conti? È già successo con il Jobs Act… «Escludo che all’Europa possa interessare una legge sulla rappresentanza. Piuttosto a Bruxelles è importante dire se attuiamo la spending review sugli sprechi della pubblica amministrazione, se siamo in grado di usare i fondi europei, se facciamo una lotta vera all’evasione e una riforma sul fisco».
L’Europa potrebbe però apprezzare la possibilità di derogare al contratto nazionale e di avere più flessibilità salariale, specie al Sud. Il presidente della Bce Draghi dice che «la contrattazione aziendale frena i licenziamenti».
Articolo intero su La Repubblica del 20/08/2015.
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