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Archive for settembre 2015

veloNON esistono regole nella moda” recita l’ultima campagna pubblicitaria di H&M, il gigante svedese dell’abbigliamento low cost ormai celebre in tutto il mondo.

E MOSTRA nello spot “ Close the Loop ” (chiudi il cerchio) non solo un pugile con una protesi e una persona anziana in minigonna, ma anche una modella che indossa il velo islamico. Lo scopo del marchio sembra quello di invitare chiunque a riciclare i propri abiti e a reinventarsi liberamente il proprio stile di vita indipendentemente dall’età, dalle condizioni fisiche e dalla cultura di provenienza. Ma è soprattutto la presenza della modella con il hijab ad aver immediatamente suscitato dibattiti e polemiche. È legittimo trattare il velo come uno dei tanti capi d’abbigliamento? Lo si può veramente indossare con nonchalance anche quando non copre completamente i capelli? Non si sta strumentalizzando la moda per far passare un messaggio politico?

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ivan-scalfarottoDOSSIER Renzi aveva promesso: legge entro l’anno. Ma non ce la farà.

La legge Cirinnà sulle unioni civili non è ancora morta, ma è decisamente moribonda; il governo andrà in aula senza relatore e potrebbe scegliere un altro testo base tra quelli proposti. Ma comunque vada il testo in discussione sarà riscritto.“Magna tranquillo”,twittava allegramente Nomfup (alias il portavoce di Renzi, Filippo Sensi) nel backstage dell’assemblea del Pd di Milano lo scorso 18 luglio, mentre immortalava Ivan Scalfarotto che si nutriva di fragole, insieme al premier. I m m a g i n e c e l e b r a t i v a dell’interruzione del digiuno da parte del sottosegretario, dopo la promessa del presidente del Consiglio che le unioni civili sarebbero state legge entro l’anno. (altro…)

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magamagolorenzin

Che bello morire senza sapere di essere malato. Molti ragionano così. Hanno paura delle diagnosi “E se poi mi trovano qualcosa?“. Per questo il governo ha avviato l’ennesima riforma, quella sui tagli sulla salute per mano di Maga Magò Beatrice Lorenzin. Per fare un favore a chi è malato ma preferisce non saperlo. Così malattie che, in presenza di sintomi,possono essere sconfitte con la prevenzione saranno sconfitte solo dalla morte, magari improvvisa, di chi ne è affetto che fino a quel momento vivrà tranquillo. Perchè soffrire per il risultato di una Tac o di una Risonanza magnetica, vivere nell’ansia di un risultato che potrebbe rivelarsi una neoplasia? Meglio non sapere. (altro…)

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PascaleAltri quattro parlamentari pronti ad abbandonare Berlusconi per Verdini e Ncd. A Bologna scissione verso la Lega. Salvini: “Non appoggerei il Cavaliere come candidato premier, servono le primarie”. Il progetto lista unica.

ROMA – Berlusconiani in libera uscita. Nel pallottoliere di Camera e Senato si attende l’addio di altri quattro, un paio di deputati, incerti tra la sponda Ncd e quella di Verdini (tra loro Riccardo Gallo Afflitto), e altrettanti senatori. Riccardo Villari del resto ha già detto che voterà la riforma di Renzi e sarà solo il primo passo. Ma è un lento smottamento che da Roma si propaga in giro per l’Italia.
Produce effetti soprattutto al Nord l’Opa della Lega di Salvini. A Bologna tre consiglieri comunali (Facci, Tomassini e Carella) rompono, escono, fondano una loro lista civica in vista delle amministrative 2016 e prendono le distanze dal candidato forzista Galeazzo Bignami che Berlusconi in persona aveva investito una settimana fa. I tre pretendono l’accordo con la Lega «altrimenti si perde».

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Dunque il Ponte sullo stretto non si farà, Delrio ha smentito e siamo tutti tranquilli. E se anche fosse vero che si riprende a parlare di questo mostro a campata unica, partorito dalla politica nostrana, ci sarebbe sempre qualche ubbidiente discepolo del partito della nazione che ti dice: embè? E allora? Il ponte è come la serva, serve? Non lo vedete che la Sicilia è tagliata fuori dal paese.
Il ponte sullo stretto come il TAV in Val di Susa servirà a portare merci al nord: arance, cassate, senatori che salgono sul carro del vincitore. E poi in Sicilia l’anno prossimo si vota. (altro…)

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BerlinguerRAI NELLA BUFERA La patata bollente passa al dg Antonio Campo Dall’Orto, i renziani hanno emesso l’ordine: i direttori di tg e reti non allineati vanno mandati via. 

Il problema, adesso, è di Antonio Campo Dall’Orto. Attraverso deputati, senatori e comunicati stampa a ripetizione,il governo fa recapitare messaggi al nuovo dg Rai: i direttori di reti e tg, non allineati, vanno mandati via. E lo fanno, i parlamentari, anche con troppa solerzia. Perché Campo Dall’Orto parla spesso con Matteo Renzi e da tempo il nuovo dg ha deciso di sostituire Bianca Berlinguer (Tg3) e Andrea Vianello (Rai3).Il secondo è imputato al tribunale dei renziani anche per alcuni fallimenti di ascolti.   (altro…)

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Il caso Per fermare l’ostruzionismo del lumbard, 80 funzionari del servizio Assemblea hanno lavorato 19 ore al giorno per sei giorni Hanno applicato un software per dare un numero ai milioni di emendamenti. E Grasso ha potuto dichiararli irricevibili.

DOVREI sospendere i lavori dell’aula per 17 anni, per dedicare un minuto a ogni emendamento» ha detto ieri il presidente Grasso. Si sbagliava. Se lui non avesse disinnescato con un solo aggettivo — «irricevibili» — i 72 milioni di emendamenti, la bomba a orologeria sganciata su Palazzo Madama dal perfido Roberto Calderoli, i senatori avrebbero dovuto fermarsi fino a domenica 18 maggio 2177, lasciando in eredità la riforma della Costituzione ai nipoti dei nipoti dei loro nipoti.

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renziIl suo nome era Aylan e si è addormentato senza poter vedere il futuro. È morto a 3 anni sulla spiaggia di Bodrum”. Nel suo intervento all’Onu, Matteo Renzi  non si discosta dal  suo stile: agisce sulle leve della commozione e delle emozioni. Fa l’affabulatore e si tiene distante dalla discussione che ha tenuto banco in questi giorni: la Siria. In maniera volutamente polemica sposta l’attenzione sulla Libia: “I fratelli libici devono sapere che non sono soli, che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite non si è dimenticata di loro…”. Di Libia in questi giorni si è parlato poco, nonostante i tentativi di Renzi di imporla all’agenda internazionale. Il premier ribadisce quello che va dicendo da mesi: “Siamo pronti ad assumere un ruolo guida in Libia”, che è poi quello che gli ha chiesto mesi e mesi fa Obama. (altro…)

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Il documentoIl confronto.

Il nuovo caso delle Mini Cooper dimostra come nel Vecchio continente non ci sia nessun potere centrale in grado di intervenire. Tutto è affidato alle case automobilistiche.

L’AUTO è un’industria globale ma le regole no. Il “Dieselgate” Volkswagen scoppiato in America non sarebbe mai venuto fuori se le norme di omologazione non fossero state così severe. E soprattutto se non ci fosse stato un ente, l’Epa, autorizzato al controllo. In Europa, infatti, il protocollo Euro6 è meno severo sulle emissioni diesel di quello Usa ma soprattutto non esiste nessun ente governativo in grado di controllare e sanzionare a valle eventuali mancanze o parametri non rispettati.

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restituzione

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alfano-ponte-messinaLa Camera approva, col parere favorevole del governo, una mozione che resuscita l’opera cara a Berlusconi. Alfano festeggia, Delrio frena: “Il dossier non è sul tavolo.

Con uno spregiudicato blitz parlamentare il governo allunga la vita al ponte sullo Stretto di Messina sul quale, apparentemente, il governo Monti aveva messo la parola fine tre anni fa. Continua così l’agonia per i contribuenti italiani. Ma per loro il finale è scritto: dovranno pagare a titolo di penale al teorico costruttore di un’opera impossibile (il consorzio Eurolink, guidato dalla Salini-Impregilo) una cifra oscillante tra 600 milioni e un miliardo di euro.   È stato il sotto segretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro a esibirsi ieri in una specie di gioco delle tre carte, più precisamente il gioco delle tre mozioni. (altro…)

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Crozza

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LEGGENDO del caso Volkswagen; delle tante orecchie e dei tanti occhi di istituzioni importanti, pubbliche e private, tedesche ed europee, che avrebbero potuto ascoltare e vedere quello che stava accadendo e magari intervenire per tempo; ho pensato al mio amico X, che ha dovuto rinunciare a mettere in piedi una piccola impresa alimentare perché non riusciva a star dentro ai vincoli legali, burocratici, igienici che le normative europee hanno moltiplicato, sommandosi a quelle indigene. Provate ad aprire un ristorante con una maniglia del cesso non a norma, o a stagionare formaggi in malga, o a dimenticare di riempire un fottuto modulo perché ne avevate già riempiti centoventi: avete molte più probabilità di essere scoperti e perseguiti che se taroccate qualche milione di motori diesel. (altro…)

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verdiniMentre noi scriviamo e voi leggete, Denis Verdini è indaffarato in frenetici conciliaboli tra ristoranti, bar e un ufficetto nel centro di Roma, dove riceve vorticosamente parlamentari forzisti (soprattutto senatori, i più richiesti) per convincerli a passare con lui,cioè nel suo movimento “Ala” che, se tutto va bene, diventerà presto un gruppo autonomo alla Camera e al Senato. Ala è l’acronimo di “Alleanza liberalpopolare autonomie” ma, per quanto lo riguarda, potrebbe esserlo pure di “Associazione loschi abusi”, “Avanzi logge accroccate”, “Astenersi luridi antirenziani”, o “Antipasto e lonza amatriciana”.Tanto è un parcheggio a ore per fare rifornimento in vista della ripartenza verso il Partito della Nazione,destinato a superare i polverosi steccati ideologici fra destra e sinistra, ma soprattutto fra guardie e ladri.

Gli alti principi ispiratori del suo agire li ha illustrati egli stesso davanti a una pajata: “Tutti mi chiedono cosa ci guadagnano a venire con me. Gli rispondo che sono il taxi. Vuoi rimanere al potere? Solo io ti conduco in dieci minuti da Berlusconi a Matteo”. Poi, contro ogni sospetto di mitomania, l’Uomo Taxi ha rivelato: “Ho giurato a Matteo che costruiremo assieme il partito della nazione” (o della dazione, non sè capito bene, ma agli astanti è piaciuto lo stesso).   Le alate frasi sono uscite domenica su Repubblica,unite alla notizia – destinata a elettrizzare vieppiù la base Pd–che i conti dei nuovi acquisti “Verdini li tiene direttamente con Luca Lotti:si intendono a meraviglia, c’è una linea diretta tra i due. Stessa musica con Renzi, chiamato affettuosamente ‘Matteuccio’”. Ora, siccome Repubblica non è proprio un bollettino di provincia, c’era da attendersi una smentita dal premier Matteuccio e dal sottosegretario Lotti. Ma non è arrivata, perché tutti sanno che è tutto vero.Così com’è vero che Verdini, avendo compilato per 15 anni le liste locali e nazionali di FI, sa vita, morte e miracoli di tutti i forzisti, il che lo rende particolarmente persuasivo quando li invita, a seconda del peso specifico, per un caffè, o per un pranzo,per una cena,o direttamente nel suo ufficio a digiuno. Casomai se lo fossero scordato, l’ha rammentato a tutti con un pizzino via Twitter una delle ultime new entry, Francesco Saverio Romano da Palermo, intimo di Totò Cuffaro, già imputato per mafia e assolto con formula dubitativa: “Gli amici di FI usino cautela parlando di Denis. È galantuomo, conosce la loro biografia e mantiene riserbo”. Denis Musk,l’uomo che non deve chiedere mai.

In attesa di sapere qualcosa del listino per la nomina dei futuri senatori, sarebbe già un trionfo conoscere il listino prezzi dei senatori attuali. Se per l’immediato Denis Musk può offrire parecchio (posti di governo nel prossimo rimpasto, presidenze di commissione e cadreghe di sottogoverno), ben altro chiedono i profughi forzisti, per lo più migranti economici: la garanzia di essere rieletti,con prebende e soprattutto immunità. E, con l’attuale legge elettorale (l’Italicum), Verdini ha ben poco da regalare: se il premio di maggioranza va al primo partito,e non alla coalizione,i rieletti (cioè i rinominati) saranno tutti del Pd,dei 5 Stelle e del nascente listone Forza Lega. Che senso ha allora fuggire da FI? O il Pd – o come diavolo si chiamerà–accoglie Verdini e la sua fairy band,il che appare francamente improbabile persino per uno come Renzi (che già deve aggiungere posti a tavola agli alfanoidi), oppure il barcone dei profughi andrà alla deriva. Denis Musk promette che “l’Italicum cambierà, ma solo nel 2017”, per infilare anche Ala nella prossima abbuffata. E anche su quest’affermazione, in lievissima contraddizione con le frasi ufficiali di Matteuccio e Maria Elenuccia, si attendono ancora smentite. L’altroieri però quel gran genio di Bersani, dopo mesi di campagna acquisti verdiniana, ha notato qualcosa: “Fuori Verdini dal nostro giardino”. Gli ha risposto Roberto Giachetti con un breve riepilogo degli inciuci fatti dalla ditta bersaniana con FI (allora coordinata da Verdini) negli ultimi quattro anni, da Monti a Letta, prima che arrivasse Renzi: “Perché allora il voto di Verdini non puzzava?”. Gli si potrebbe rispondere che almeno non l’avevano promosso a padre costituente né a reclutatore di truppe governative, ma questi son dettagli. Anche perché gli inciuci risalgono a molto prima, e non con Verdini, ma con B.   È questo il peccato originale che macchia le coscienze di tutti (compreso Giachetti,che è alla Camera da 15 anni e non risulta aver mai storto il naso) e non consente a nessuno di dare lezioni. Nemmeno di notare che Renzi, pur non avendo alcuna analogia biografica con B., ha sostituito il programma del Pd con quello di FI e fa tutto ciò che neppure B. era riuscito o aveva osato fare (mancava giusto il Ponte sullo Stretto, infatti ieri il governo ha riaperto la pratica).

Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 30/09/2015.

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Francesca MarinaIl reportage.

È nata a maggio su una nave militare, lo stesso giorno di Charlotte d’Inghilterra, ma per lo Stato la piccola nigeriana non esiste: nessuno ne ha dato notizia all’anagrafe.

RAGUSA – «This is my princess». Quattro mesi dopo, in una stanza al 1° piano del centro Vivere la vita che è diventato la sua famiglia, Stephanie mostra con orgoglio un fagottino nero avvolto in una tutina bianca che dorme placido a pancia in giù nel suo lettino. Eccola qui Francesca Marina, la bimba nata sulla nave Bettica della Marina italiana in mezzo al Canale di Sicilia il 3 maggio scorso, nelle stesse ore in cui a Londra veniva alla luce Charlotte, la secondogenita dei Reali d’Inghilterra.

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Indagato in Germania l’ex ad Volkswagen. Partono le prime class action.

Trecento.Non come gli intrepidi eroi (greci) delle Termopili guidati da re Leonida di Sparta.Oitrecentosventurati giovani capitanati da Carlo Pisacane che sbarcarono a Sapri e furono massacrati dalle truppe borboniche. No, la cifra riguarda più prosaicamente 300 Euro: quelli che la Volkswagen ha incamerato su ogni vettura equipaggiata di motore diesel con l’ormai famigerato software taroccone, invece di ottemperare agli standard regolari. La decisione strategica fu presa dai vertici otto anni fa, nel 2007. (altro…)

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SalviniIl segretario leghista prepara il suo “predellino” per l’8 novembre. Una sola formazione del centrodestra Per Forza Italia sarà prendere o lasciare. Caos sul candidato sindaco di Milano: Del Debbio dice ancora no.

ROMA – Dovrà essere il “predellino” versione leghista. Il giorno del partito unico del centrodestra, chi ci starà salirà a bordo, gli altri resteranno a terra. Berlusconi avvertito. Matteo Salvini ha segnato la data in blu sul calendario: l’8 novembre non sarà solo il giorno in cui concluderà dal palco di Bologna la tre giorni anti-Renzi con cui sogna di «fermare l’Italia». Ma da quella stessa tribuna lancerà anche il listone della coalizione del futuro. La decisione l’ha presa in queste ore.

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ius soli“Subito le unioni civili e lo ius soli”, ha proclamato Renzi a luglio, con una sgomitatina all’elettorato di sinistra che temeva di perdere dopo il Jobs Act.

Delle unioni civili si parlerà più avanti – c’è sempre qualcosa di più urgente; mentre la Commissione Affari costituzionali della Camera ha concluso l’esame dello ius soli partorendo un testo che è la perfetta metafora di una vecchia questione: oltre quale punto un compromesso al ribasso, ottenuto in nome del “realismo” e della “mediazione”, diventa invece un contenitore vuoto, una beffa, una presa in giro? (altro…)

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metroCrolla un controsoffitto alla stazione di piazza di Spagna Tra due mesi comincia l’Anno Santo, ma la città è nel caos.

La metro A riaprirà alle 15. Anzi no, alle 17. Scusate, alle 15:45. A dare i numeri ieri pomeriggio nonèstatounpannelloluminoso in tilt, ma il profilo Twitter del senatore Pd e assessore ai Trasporti di Roma Stefano Esposito. Quando mancano appena dieci settimane all’inizio del Giubileo, è arrivata l’ennesima giornata di passione per i trasporti della Capitale:linea A della metropolitana chiusa per oltre sette ore, code infinite sulle strade e navette sostitutive prese d’assalto da passeggeri inferociti. A causare il caos è stato un incidente:poco dopo le 8, in prossimità della stazione piazza di Spagna, un carrello d’acciaio contenente le batterie del treno si è staccato. Come in un flipper, ha colpito la parete della galleria facendo sgretolare il contro soffitto. (altro…)

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L’attacco La Ue: “Togliere le tasse non fa crescere l’economia”. Corte dei Conti e tecnici delle Camere: i numeri di Padoan non tornano.

Bruxelles, la Corte dei conti e i tecnici delle Camere assestano colpi non da poco ai piani dell’esecutivo e alla credibilità dei numeri della nota di aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza su cui Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan imposteranno la legge di Stabilità. Andiamo con ordine   QUELLO PIÙ FORTE viene dalla Commissione Ue: l’Italia dovrebbe ridurre la pressione fiscale sul lavoro – tra le più alte d’Europa – e spostarla sui consumi e sugli immobili. La ricetta è contenuta in un capitolo del rapporto 2015“Riforme fiscali negli Stati dell’Ue” pubblicato ieri. (altro…)

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