Per l’ok alla riforma, l’esecutivo promette posti: presidenze delle Commissioni di palazzo Madama, ministeri e Consulta.
Il sottosegretario Luca Lotti è l’uomo del pallottoliere, figura essenziale per i governi forgiati con maggioranze precarie: somma, sottrae, calcola. E siccome il calcolo sulla riforma del Senato non rassicura, nonostante l’imprudenza di Matteo Renzi che pronostica un agevole transito a palazzo Madama, l’uomo del pallottoliere inaugura la stagione venatoria. La caccia forsennata ai senatori contrari. Anche il voto non ha colore: “Noi ci rivolgiamo a tutti”, arringa Lotti. Come a dire: cari dissenzienti dem, vi possiamo trascurare. L’EMPOLESE Luca è molto più pragmatico (e cauto) del fiorentino Matteo. Non interviene,e neanche proferisce verbo, se per le trattative è sprovvisto di mercanzia da offrire agli indecisi, ai senatori di Ncd che simulano o preparano una rivolta, agli oppositori che ancora traccheggiano, ai forzisti che vagano confusi.Fu Lotti a risolvere la questione sarda: convinse l’aspirante governatrice Francesca Barracciu, indagata per peculato, a ritirare la candidatura con la garanzia di una rapida ricompensa.
E dunque la Barracciu, che rischia il processo, è sottosegretario ai Beni Culturali.Conla minoranza dem che non demorde e avanza compatta con un pacchetto di (minimo) venticinque voti per cancellare l’articolo due (quello che introduce i senatori nominati dai consigli regionali), il compito di Lotti è arduo. Allora è opportuno promettere o sventolareunodeitanti posti lasciati vacanti per sfruttarli come m e r c e d i s c a m b i o . Quando il governo arranca, funziona così. Lotti dispone di un largo patrimonio di poltrone. All’esecutivo manca il ministero degli Affari Regionali,poi c’è un dicastero da inventare per Gaetano Quagliariello e colleghi di Ncd. E ancora: almeno un paio di incarichi da viceministro, la seggiola che fu di Lapo Pistelli agli Esteri e quella di Claudio De Vincenti, oggi a palazzo Chigi, allo Sviluppo Economico. Per i sottosegretari non c’è limite. Quello che serve. Una menzione speciale la meritano le ambite presidenze delle Commissioni proprio di palazzo Madama,soprattutto quelle dei berlusconiani Francesco Nitto Palma (Giustizia) e Altero Matteoli (Trasporti). Ma latattica più spregiudicata coinvolge pure la Consulta. Da più di un anno, il Parlamento deve nominare due giudici, nel frattempo diventati tre con il trasloco al Quirinale di Sergio Mattarella. La Corte Costituzionale opera a ranghi ridotti, 12 componentisu15,maRenziignoral’emergenza per due motivi: i pretendenti tra i senatori sono numerosi, e questo può tornare utile all’uomo del pallottoliere; il gruppo di costituzionalisti che bramano la Consulta è ancora più abbondante, e questo, secondo il fiorentino, attenua il dissenso pubblico. Anche Lotti, abile con i conti, ha sbagliato.
Articolo intero su il Fatto Quotidiano del 13/09/2015.
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