ROMA I cancelli del monumento serrati per tre ore per un’assemblea dei lavoratori, i centurioni consolano i turisti. La politica parte all’attacco dei sindacati. Renzi: “Sono contro l’Italia”.
C’ è l’aria stanca delle mattine romane,un caldo da estate piena e una gran fila che riempie il piazzale di fronte al Colosseo. Il simbolo di Roma è chiuso. I turisti sbuffano, non capiscono, alcuni vanno via. Altri sono confortati dai centurioni.Propriocosì, gli abusivi vestiti da legionari che strappano ai turisti selfieebanconotedai5euroin su: oggi il servizio pubblico lo fanno loro. Spiegano la situazione agli stranieri: i cancelli dell’Anfiteatro Flavio resteranno sbarrati per tre ore, per un’assemblea sindacale dei custodi.Ci sarebbe un cartello che avverte dei disagi, ma la traduzione in inglese è sbagliata: c’è scritto “from 8 am to 11pm”,dalle 8 di mattina alle 11 di sera.
Invece è fino alle 11 di mattina: dopo tre ore tutto torna alla normalità e la fila inizia ad assottigliarsi. ORMAI però la grancassa mediatica è partita: Colosseo chiuso, turisti infuriati, vergogna internazionale, scandalo a Roma. L’obiettivo è servito sul piatto: tutta colpa dei sindacati.È questione di minuti,arriva il consueto tweet del presidente del Consiglio: “Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia”.Prima di lui,il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini , aveva decretato che stavolta “la misura è colma”. Nel pomeriggio c’è il Consiglio dei ministri, occasione ghiotta per portare a casa una misura annunciata dallo stesso Franceschini qualche tempo fa,dopo un episodio simile a Pompei: musei e luoghi della cultura diventano servizi pubblici essenziali. Chi ci lavora sarà sottoposto alla stessa disciplina che regola, ad esempio, sanità, istruzione e pubblica sicurezza . In questi settori proteste e mobilitazioni devono essere compatibili con la garanzia di un servizio minimo, ottenuto anche attraverso strumenti come la precettazione, il provvedimento amministrativo straordinario che può far saltare sul nascere uno sciopero. “Queste regole – dichiara Franceschini dopo il c-dm – saranno valide per tutti i musei, senza distinzione tra pubblici e privati”. Ma cos’è successo davvero ieri mattina a Roma? L’assemblea dei lavoratori di Colosseo, Fori Imperiali, Terme di Caracalla, Polo archeologico di Ostia era convocata all’unanimità dalle sigle sindacali della Soprintendenza. L’incontro era stato annunciato da un documento, circolato anche sui giornali, trasmesso all’amministrazione lo scorso 11 settembre. Il ministero, insomma, era stato informato con una settimana d’anticipo. Non si è trattato di sciopero selvaggio, ma di assemblea autorizzata. Era davvero così difficile gestire la situazione in modo più ordinato? Non se lo chiedono i tanti politici che hanno intasato di dichiarazioni di sdegno i notiziari di ieri. Non solo Renzi e Franceschini.Il sindaco di Roma, ad esempio. Ignazio Marino è infuriato: “Il Colosseo è il singolo monumento più visitato di tutto il nostro Paese.Il fatto che sia chiuso e che una persona che arriva da Sydney o da New York e aveva solo quel giorno per poter vedere il monumento millenario, è uno schiaffo in faccia alle persone e uno sfregio per il nostro Paese. Intollerabile”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 19/09/2015.
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