ALLA FINE DEL LUGLIO SCORSO, a seguito degli scioperi selvaggi nella metropolitana di Roma, dei custodi di Pompei, del personale Alitalia a Fiumicino, e alla conseguente esasperazione degli animi con problemi anche di ordine pubblico rivolgemmo un appello ai leader dei sindacati nazionali Cgil, Cisl, Uil e Fiom. Dicevamo in sostanza: attenzione che il disfacimento dei servizi di pubblica utilità sta creando situazioni di ribellismo sempre più incontrollato e il sindacato responsabile, se ancora ne esiste uno, non se ne può lavare le mani perché altrimenti finirà fatalmente per essere individuato come una sorta di nemico pubblico capace soltanto di creare ulteriori problemi in un momento difficile per il Paese. Segnalammo anche il sarcasmo di Renzi che ebbe buon gioco a dire: dovremo difendere i sindacati da se stessi.
I leader chiamati in causa risposero su queste pagine con argomenti più o meno condivisibili ma fu un articolo di Susanna Camusso a darci il titolo più forte: “La Cgil s’è chiusa nelle sue sedi. Ora deve tornare in frontiera”. Benissimo, pensammo, si correrà subito ai ripari. Purtroppo non è stato così e con la stessa sincerità dobbiamo dire al segretario della Cgil che non ci hanno convinto le sue risposte al dopo Colosseo e a quel decreto Renzi che equipara i musei ai servizi pubblici essenziali con limitazioni di assemblee e scioperi. Poiché, cara Camusso, denunciare il fatto che così “non si possono avere più strumenti di democrazia”, è giusto. Mentre è sbagliato declassare lo scandalo di migliaia di persone in fila a Roma sotto il sole cocente (molte venute dai quattro angoli del pianeta) a un semplice problema di turismo “a cui si deve fare attenzione”. Nessuno nega il diritto di riunirsi in assemblea ai lavoratori del Colosseo, come di qualunque sito archeologico, a tutela di rivendicazioni salariali legittime come per ogni altra categoria. Il punto, in questo caso, riguarda la gestione “politica” di agitazioni sindacali che coinvolgono un patrimonio monumentale senza uguali al mondo e che finiscono per ripercuotersi negativamente sulla nostra immagine globale.I cancelli sbarrati degli scavi di Pompei, le sale chiuse degli Uffizi per mancanza di personale, il Colosseo inaccessibile, non possono essere paragonati a uno sciopero dei vaporetti a Caprio degli albergatori della Valtellina.E ascoltare alla radio dalla viva voce di qualche irresponsabile parole come: “Meglio se la gente è rimasta in coda per ore così adesso dei nostri problemi parleranno tutti”, è assolutamente devastante per la credibilità del sindacato.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 20/09/2015.
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