Al too big to fail e al too big to jail (troppo grande per fallire e troppo grande per andare in prigione) bisognerebbe premettere too big to trial (troppo grande per essere processato). Questo pensiero mi ha folgorato, con notevole disappunto (ho fatto il pm per gran parte della mia vita), quando ho appreso che la mia ex Procura (Torino)ha iniziato un’indagine sulla vicenda Volkswagen, per frode in commercio e disastro ambientale. Intendiamoci, mai processo fu più sacrosanto. Eppure … COMINCIAMO dalla identificazione dei responsabili. In un mondo normale sarebbe tutto facile. Il CEO (Amministratore Delegato), ovviamente: è lui che decide la politica aziendale ed è a lui che vengono riconosciuti meriti o attribuiti insuccessi.
Nessuna carica di livello inferiore prenderebbe decisioni strategiche illegali senza informarlo e ottenerne l’approvazione: in caso di successo non ne ricaverebbe vantaggi poiché il suo ruolo resterebbe sconosciuto; e in caso di insuccesso la sua vita professionale e privata sarebbe finita. Poi, ovviamente, tutti quelli che hanno collaborato, dai più elevati in grado fino ai realizzatori inconcreto,fermaper ognuno la consapevolezza dell’illegalità. Ma il processo penale non ha nulla a che fare con il mondo normale. Il “non poteva non sapere” (che vuol dire che è stato lui a decidere o approvare), come conseguenza razionale di un’accurata analisi della rilevanza della condotta e della mancanza di interesse a realizzarla da parte di personaggi di secondo livello, dai tempi di Mani Pulite è stato declassato: non “prova logica” ma “teorema giustizialista”. Sicché chi imputare e chi condannare si presenta complesso. Poi c’è il problema delle norme applicabili. Per la frode in commercio,l’art.515cp:“Chiunque, nell’esercizio di una attività commerciale, consegna all’acquirente una cosa di qualità diversa da quella dichiarata è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a 2.065 euro”. Poca cosa, come si vede; e prescrizione di 6 anni e mezzo che decorrono dalla vendita di ogni autoveicolo truccato. Per il disastro ambientale il problema è più serio. Dal maggio 2015 ci sono due nuove norme, gli articoli 452 bis e 452 quater, inquinamento ambientale e disastro ambientale: da 2 a 6 anni per chi compromette o deteriora in modo significativo e misurabile le acque o l’aria; e da 5 a 15 anni per chi cagiona un disastro ambientale che si ha quando il fatto è rilevante per l’estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo. Le emissioni delle auto VW truccate potrebbero rientrare in queste ipotesi.Ma le norme sono entrate in vigore appunto nel maggio 2015, sicché dovrebbero applicarsi solo alle emissioni delle auto vendute dopo tale data. Per quelle vendute precedentemente, si do-v r e b b e a p p l i c a r e l’art. 434, disastri dolosi: “Chiunque commette un fatto diretto a cagionare un disastro è punito, se dal fatto deriva pericolo per la pubblica incolumità, con la reclusione da 1 a 5 anni; se il disastro avviene, da 3 a 12”. Ci sono poi le ipotesi colpose: fino al maggio 2015, l’art. 449; dopo tale data l’art. 452 quinquies. Però la cosa è complicata dal fatto che le emissioni inquinanti sono state provocate dalle auto vendute prima del maggio 2015 anche dopo tale data;e ciò potrebbe essere imputabile alla VW che avrebbe potuto impedirlo richiamando le auto in questione. Quindi le nuove norme sarebbero applicabili a tutte le auto truccate, si capisce limitatamente alle emissioni provocate dopo il maggio 2015; prima resterebbe applicabile l’art 434.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 26/09/2015.
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