L’inchiesta dell’agenzia mondiale antidoping sconvolge lo sport: agenti dei servizi russi e laboratori per coprire gli atleti. “Falsate le Olimpiadi di Londra” Ombre anche sui Giochi di Sochi.
MOSCA – ARRIVA a sorpresa dal mondo dello sport un colpo devastante all’immagine internazionale della Russia e dello stesso Vladimir Putin. Un’accusa senza precedenti lanciata dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping: Mosca ha barato sui test di centinaia di suoi atleti sabotando di fatto le più importanti manifestazioni internazionali a cominciare dalle Olimpiadi di Londra 2012. Ma la cosa più grave è che il sistema di occultamento delle prove di doping sarebbe stato organizzato e gestito da personaggi chiave del potere russo come il ministro dello Sport Vitalij Mutko, da agenti dei servizi segreti dell’Fsb, e da una rete molto complessa di corruzione che intreccia sottobosco politico e malavita organizzata.
Al termine di una lunga conferenza stampa in cui ha riassunto le 323 pagine di inchiesta sul doping russo, il canadese Dick Pound, già presidente della stessa Wada, ha chiesto la sospensione per due anni della Russia da tutte le competizioni di atletica leggera e la radiazione immediata di un dirigente, quattro allenatori e cinque atleti, Tra questi anche Marija Savinova e Ekaterina Poistogova, celebrate in Patria come eroine nazionali quando si aggiudicarono rispettivamente l’oro e il bronzo di Londra negli 800metri. Questo significherebbe, oltre a una clamorosa revisione dei successi russi alle Olimpiadi inglesi (17 medaglie di cui 8 d’oro), l’impossibilità di partecipare ai Giochi di Rio del 2016. Sarebbe già abbastanza clamoroso ma c’è di peggio. Quanto basta per per far decidere a un furibondo Vladimir Putin di non rilasciare dichiarazioni a caldo e di affidare a dirigenti e mezze figure del mondo dello sport nazionale le inevitabili grida al «complotto contro la Russia» e alle «indagini politicizzate».
La Wada non può decidere squalifiche né sanzioni che adesso andranno valutate da un preoccupatissimo Sebastian Coe, presidente della federazione mondiale di atletica leggera. Ma il quadro descritto dal rapporto è sconcertante. Al centro di tutto c’è il laboratorio dell’Adc russo, una cupa palazzina grigia al numero 10 di via Elisavetinskij, nella zona residenziale orientale di Mosca. Il centro antido- ping, costruito nel 1976 per preparare le storiche Olimpiadi sovietiche “Mosca 80”, sarebbe stato al centro della gigantesca truffa sportiva. Il suo dirigente, Grigorij Rodchenkov, avrebbe distrutto ben 1.417 provette compromettenti su richiesta diretta, dice il rapporto, del ministro dello Sport e con la collaborazione «richiesta molto dall’alto» dei servizi segreti russi. Addirittura, l’Fsb avrebbe impiantato una specie di laboratorio fantasma dove fare analisi preliminari. E non è finita. L’inchiesta riguarda solo l’atletica leggera ma la Wada sostiene che anche durante le Olimpiadi invernali di Sochi, fiore all’occhiello della Russia di Putin, manipolazioni sarebbero stati gestite dai soliti servizi segreti.
Il problema è che nelle stanze del potere russo si respira sempre più aria di accerchiamento. Già l’inchiesta dell’Fbi che terremotò il potere di Blatter alla Fifa con pesanti insinuazioni riguardo l’assegnazione a Mosca dei Mondiali di calcio, fu interpretata come un complotto americano.
Articolo intero su La Repubblica del 10/11/2015.
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