In un decreto del Consiglio dei ministri diventa amministrativa (e non più penale) la sanzione per chi viola gli obblighi sulla comunicazione dei dati.
Nella rete delle depenalizzazioni varate dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso è finita, a sorpresa, anche una parte degli obblighi antiriciclaggio. Un effetto traino: tra le materie che il ministero della Giustizia ha ritenuto di escludere dalla depenalizzazione non compare l’antiriciclaggio. Una svista o una scelta, nonostante al G20 la lotta al riciclaggio è sembrata una priorità. E nonostante esista una direttiva del Parlamento europeo del 6 giugno scorso che mette in relazione proprio la lotta all’antiriciclaggio con quella al terrorismo. Ora in Italia una serie di obblighi, relativi alla corretta identificazione del cliente,alla registrazione e alla comunicazione dei dati, fin qui oggetto di sanzioni penali per gli inadempienti , con la nuova legge saranno sanabili con una sanzione amministrativa, sia pure maggiorata.
Per un Paese dove l’economia nera viaggia su cifre miliardarie, ora anche alle prese con la minaccia del terrorismo,quindi con la necessità di avere il massimo controllo sui flussi di denaro, un ammorbidimento delle norme è sorprendente.Considerando che sui reati legati al riciclaggio di denaro è al lavoro, da tempo, una commissione al Ministero dell’Economia, coordinata dal sottosegretario Enrico Zanetti e di cui fa parte anche l’Uif, lastruttura antiriciclaggio della Banca d’Italia. La commissione ha l’incarico di compiere una revisione complessiva dell’apparato sanzionatorio sul riciclaggio, in base proprio alla direttiva europea in via di recepimento. Il che crea, quanto meno, una sovrapposizione: da un lato procederà il disegno di legge varato dal Consiglio dei ministri, dall’altro il lavoro dellacommissione.Conferma Fabio Di Vizio, magistrato presso la Procura di Pistoia: “Forse sarebbe stato il caso di introdurre tra le esclusioni anche la normativa antiriciclaggio,e lasciare che se ne occupasse il testo attuativo della direttiva europea, invece di trattarla come una materia qualsias”. Stupito del “pasticcio”’ anche Gaetano Bellavia, consulente di varie procure: “Assurdo procedere a casaccio su materie delicate come l’antiriciclaggio. Dietro la verifica di un cliente si può annidare di tutto: dal mafioso al terrorista. La legge antiriciclaggio è fondamentale anche per i flussi di denaro che alimentano il terrorismo, quindi, soprattutto in momenti come questo, bisognerebbe stringere le maglie, non allargarle.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 18/11/2015.
L’ha ribloggato su Redvince's Weblog.
Ma scusate, le persone perbene vogliamo gratificarle si o no?