“Non è che Il Fatto Quotidiano sia “contro” per partito preso. Il Fatto fa il suo lavoro. Se Repubblica e Serra sono felici di riscrivere la Costituzione con Verdini, o se amano il Jobs Act copiato da Confindustria e la “buona scuola”, e potrei andare avanti a lungo, io non sono altrettanto felice. Menomale poi che almeno il Fatto abbia un’idea diversa: non ho mai visto un appiattimento dell’informazione come con Renzi. E’ sconcertante. Michele insiste poi sulla rottamazione dei quarantenni, come se gli unici quarantenni in politica fossero i renziani. Anche Salvini ha 40 anni: poi a noi non piace e arrivederci, ma l’età è quella. E poi c’è il M5S, che avrà tutti i difetti che vogliamo, però non parliamo di un gruppetto minuscolo come ai tempi di Serra ma di una forza che secondo i sondaggi sta sopra il 27%.
Ridurli a “quelli degli scontrini” è quantomeno discutibile. E’ una forza che acchiappa ormai non solo gli arrabbiati o i lettori del Fatto, ma anche personalità come Stefano Rodotà, Flores D’Arcais, Fiorella Mannoia. Sono per caso diventati tutti mezzi pazzi? Secondo Serra è un partito verticistico che decide con 3-5mila voti online, ma Renzi è molto più autoritario perché decide solo lui, e anche le Primarie del Pd fatico a prenderle come esempio di democrazia (pensiamo alla Paita in Liguria). Sulla storia degli scontrini mi viene da sorridere perché è vero che il M5S l’ha fatta un po’ lunga, ma sugli stessi scontrini il Pd e Renzi hanno fatto dimettere Marino e lo stesso Renzi dovrebbe dare risposte su quanti soldi ha speso quando era presidente della Provincia e sindaco di Firenze. La Corte dei Conti avrà anche archiviato tutto, ma questi scontrini non li abbiamo ancora visti. Riguardo all’appartenenza, che è un concetto nobilissimo, se si va nelle piazze, forse, il senso di partecipazione si trova più nei ventenni che votano il M5S. Dall’altra parte invece, e penso al Pd, vedo rassegnazione e abitudine. Si vota quello lì e quel partito lì perché sono i meno peggio, o perché “una volta era il Pci”. E’ un atteggiamento intellettuale che mi convince poco, perché è di comodo. E Michele lo sa. Un intellettuale ha anche un ruolo nella società: è l’anticorpo della società, non può esimersi dal farlo. E’ un tempo in cui i cittadini si sentono soli, abbandonati, “sdraiati” come direbbe Serra. Ecco: è uno di quei momenti in cui i cittadini si aggrappano anche ai giornalisti, agli scrittori, agli artisti, agli intellettuali. Per sentirsi meno soli. Guai se l’intellettuale abdica al suo ruolo“.
Da facebook.com/Andrea-Scanzi
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