Il non studiare la storia si paga. L’ossessione delle frontiere chiuse come un bene da invocare, pretendere, come la prova del solo buon governo, dilaga . Dimostra che, con il rinnovarsi delle generazioni, la memoria delle guerre mondiali, tutte fondate sulla ossessione delle frontiere (ogni canzone fascista le invocava salde e chiuse e impenetrabili) è così sbiadita o perduta, da non far ricordare l’immenso cumulo di distruzioni e morte. Chi segue i programmi radio in cui gli ascoltatori dialogano col conduttore si rende conto che pochi rari messaggi di solidarietà e di voglia di mondo aperto galleggiano in un mare di astiosi o violenti rifiuti e di percezioni del tutto distaccate dalla realtà. Ciò che è successo a Colonia la notte di Capodanno resta tuttora un mistero.
Ma è stato collettivamente archiviato come una prova che la vita del multiculturalismo è difficile e sconsigliabile. E si va nei recessi della predicazione letterale coranica come se fosse utile e possibile fare la stessa cosa con quella, solo in apparenza più tollerante e più mite, delle altre religioni. Quando la Sharia italiana è calata, con il cardinale Bagnasco alla testa, sulle unioni civili che in Italia non s’hanno da fare, nessuno ha notato l’analogia con le implacabili norme coraniche, come se ci fosse, invece, tolleranza e dolcezza cristiana nel rifiutare adozione ai bambini figli di gay. Molte vere o presunte ragioni della tensioni internazionali, si svuotano se diventa chiaro che le lotte più feroci sono dentro le religioni. Corano contro Corano, Vangelo contro Vangelo, Bibbia contro Bibbia. Allo stesso modo è simmetrica la violenza. Una volta messi in moto (e quanti vorrebbero l’attacco violento come mossa preventiva) gli strumenti di morte del mondo civile non sono né più gentili o più blandi di quelli del misterioso e “barbaro”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 25/01/2016.
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