LA frase “non è un terrorista, è un idiota” (attribuita a un funzionario del governo egiziano a proposito del dirottatore “per amore”) merita approfondito dibattito. Non è una frase qualunque, è il titolo del più grande simposio di psicanalisi mai visto al mondo, è l’epigrafe da incidere sulle Porte del Male, è una battuta di Mel Brooks ma è anche Shakespeare, è il comico e il tragico che si abbracciano e si completano come lo yin e lo yang. Perché la domanda è: quanta idiozia c’è nel terrorismo? E viceversa, quanto terribile può essere l’idiozia? Si capisce che ci sono vicende (questa è una) nel quale l’idiota trionfa. Ma nei tanti casi in cui si attribuisce al terrorista un diabolico magistero, non si tratterà invece di un miserabile imbecille che fa strage solamente per vendicare e/o occultare la propria miserabile imbecillità?
Un forte indizio a carico dell’idiozia del terrorismo (e dunque dei terroristi) è la sua conclamata impossibilità di vittoria sul campo. Può terrorizzare (è la sua ragione sociale), può uccidere, può piagare una comunità; ma vincere non è possibile, perché l’umanità è un bersaglio troppo enorme, e la sua inerzia vitale alla fine trionfa. E dunque, quanta idiozia c’è (oltre all’abominevole cattiveria) in un terrorista?
Da La Repubblica del 30/03/2016.
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