IL DIBATTITO sulla moschea di Milano (per la precisione: sull’assenza di una moschea a Milano, unica tra le grandi città d’Europa) dovrebbe tenere conto del fatto che è decisamente identitario, per un paese democratico, consentire la libertà di culto a tutte le confessioni religiose che siano in grado di pagarsela. Specie chi sottolinea ogni tre secondi “la nostra diversità” rispetto a quei paesi musulmani (non tutti) che negano la libertà di culto alle altre religioni, dovrebbe dunque battersi per la moschea: la cui esistenza sarebbe dimostrazione incontrovertibile, appunto, della “nostra diversità”.
Non bastassero le questioni di principio (e la libertà di culto lo è), c’è poi una evidente urgenza strategica e perfino tattica. Niente come una radicalizzazione delle nostre città (no alla moschea!) favorirebbe la radicalizzazione degli islamici. Il jihadismo sogna un Occidente “crociato”, complementare al proprio odio. Alla guerra invocata dai fanatici anche in Europa manca soprattutto un nemico ben strutturato sul campo, nelle città, nei quartieri, dei Parlamenti. Non più un nemico immaginato e astratto, ma un nemico concreto, da indicare come tale perché come tale si comporta, perché così si manifesta. Volete che aumenti il proselitismo jihadista? Chiudete le moschee e costringete i musulmani d’Europa a pregare nei garage, nei seminterrati, sui marciapiedi.
Da La Repubblica del 05/04/2016.
[…] Michele Serra scrive oggi sugli ostacoli burocratici che, in barba alla Corte Costituzionale e al buon senso, la Regione Lombardia (ahò, Maroni! V’oo ricordate a poro Maroni?) sta mettendo per evitare che sul sacro suolo della Rosa Camuna e del Sole delle Alpi possano essere costruite Moschee. […]