Il presidente della Corte Grossi: “Votare è un dovere” E sulle trivelle Mattarella fa sapere che andrà alle urne.
Nel giorno in cui tiene il suo discorso alla Camera sulle riforme, a Matteo Renzi arriva una lezione di educazione civica dal massimo organo di tutela dei diritti dei cittadini: la Corte costituzionale. Anzi, dal suo presidente Paolo Grossi. Fiorentino come lui, ma tanto diverso, non solo per l’età, ha definito l’esercizio del diritto di voto “la carta di identità del buon cittadino”, rispondendo a proposito del referendum sulle trivelle. In sintonia con Grossi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, giudice costituzionale fino a gennaio 2015. Dal Quirinale, infatti, filtra la notizia che il capo dello Stato domenica andrà a votare.
Ma, evidentemente, all’inquilino di Palazzo Chigi, manca quella carta di identità citata da Grossi poiché da quando la Consulta ha ammesso il quesito referendario sulle trivelle, bocciandone peraltro altri 5, il presidente del Consiglio-segretario del Pd si è schierato per l’astensione perché non vuole che si arrivi al quorum. Una scelta “sacrosanta e legittima”, ha scritto. Lo ha sostenuto nonostante il suo ruolo istituzionale e nonostante, come ha ricordato il costituzionalista Michele Ainis, ci siano in vigore due norme che prevedono una pena da 6 mesi a 3 anni se “un investito di un pubblico potere ” organizza l’astensione (domani, il Tar del Lazio si pronuncerà sul ricorso presentato dai Radicali italiani su questo punto).
La presa di posizione di Grossi, che non ha precedenti, arriva alle battute finali della conferenza stampa annuale, dopo che il presidente si era barcamenato, comprensibilmente, nel rispondere alle domande più spinose. Quella sulle riforme: “Opereremo secondo il principio di ragionevolezza” e quella sulla pubblicazione delle intercettazioni: “È un terreno delicatissimo di cui si sta discutendo fittamente in ambienti politici e in Parlamento. È bene mantenere un assoluto silenzio, altrimenti sarebbe un’interferenza”.
Quando, però, gli è stato chiesto cosa ne pensasse dei rappresentanti politici che stavano facendo campagna per l’astensionismo , in vista del referendum del 17 aprile, il presidente della Consulta ha risposto chiaramente: “Si deve votare. Ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto, ma si deve partecipare al voto, il referendum è per ciascuno di noi. Significa essere pienamente cittadini”.
Su queste affermazioni dirompenti, data la giornata politica specifica, ma anche il clima politico in generale, con lo scandalo Potenza e gli attacchi alla magistratura da parte di Renzi, i collaboratori del presidente, preoccupati di possibili polemiche hanno fatto concludere l’incontro con la stampa. Ma Grossi è sereno, saluta affabilmente i giornalisti, senza quel distacco formale a cui, chi ha partecipato a queste cerimonie, è stato abituato. Il suo modo di fare si spiega con una frase pronunciata durante la conferenza stampa: “Questo palazzo non è un castello murato. Si deve aprire alla società civile”.
Fondatore degli illustri Quaderni fiorentini, padre della storia del diritto moderno e contemporaneo (prima di lui all’università si studiava solo storia del diritto medioevale), alla veneranda età di 83 anni e a due anni dalla fine del mandato in Corte (è stato nominato dal capo dello Stato nel 2009) è verosimile che abbia meno remore a dire il proprio pensiero quando si tratta di questioni generali attinenti all’esercizio del diritto, anche se ha, indirettamente, di fatto, criticato il capo del governo.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 12/04/2016.
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