Conoscendo Davigo da vent’anni, avendolo intervistato parecchie volte, ascoltato in convegni e conferenze, letto nei suoi saggi e articoli su riviste specializzate, non c’è una sola parola fra quelle da lui pronunciate negli ultimi giorni che ci abbiano sorpreso: l’ha sempre pensata così e non ne ha mai fatto mistero. Se alle ultime elezioni per l’Anm è stato il più votato dai suoi colleghi, con 1041 preferenze personali e 1271 voti (su 7272) alla sua nuova corrente Autonomia e Indipendenza, uscita da Magistratura Indipendente che non lo era più, è proprio perché la pensa così. E perché un gran numero di magistrati non ne può più della gestione anonima, burocratica, consociativa del sindacato togato, affidata a uomini tremebondi e balbuzienti che si sono lasciati mettere i piedi in testa dalla politica, pagando pure il prezzo dell’impopolarità per la lunghezza dei processi. Che non è colpa dei magistrati fannulloni (i nostri sono i più produttivi tra i 54 membri del Consiglio d’Europa), né del destino cinico e baro: è una precisa scelta politica della classe dirigente più corrotta d’Occidente, e non solo.
Perciò sono patetici i tentativi della stampa governativa di dipingere un Davigo isolato tra i colleghi (Repubblica: “Una provocazione che spiazza le toghe”, La Stampa: “Gelo dai magistrati”). Davigo è sostenuto dai molti magistrati che se ne infischiano delle sirene del potere, cioè sono autonomi e indipendenti come li vuole la Costituzione, mentre è detestato da chi indossa la toga per arraffare consulenze, carriere, prebende, moine dal governo o dal Colle o da un tal Legnini, da chi si candida a foglia di fico, da chi addirittura anticipa il bavaglio del governo “autoregolamentando” le intercettazioni. Perciò le reazioni alle parole di Davigo sono molto utili e illuminanti: nessuno risponde sul merito delle cose che dice, ma tutti – come spesso avviene quando si vuole buttarla in caciara lanciando la palla in tribuna – replicano su ciò che non dice: e cioè che “tutti i politici rubano”. Così possono raccontare un’altra frottola: cioè che Davigo avrebbe fatto “retromarcia” (La Stampa) e “dietrofront” (Repubblica). E pure la panzana che Davigo avrebbe innescato un conflitto a freddo contro un governo buono e dialogante: in realtà la guerra l’ha dichiarata Renzi con gli attacchi alla Procura di Potenza e il discorso in Parlamento su “25 anni di barbarie giustizialista”, nella speranza che lo ascoltino i pm genovesi, fiorentini, aretini, perugini e lucani che osano ronzare attorno a lui e al suo governo.
Senza queste balle da disinformatija sovietica, toccherebbe affrontare il nocciolo della questione centrato in pieno da Davigo: la corruzione dal 1992 si è moltiplicata almeno per 10, mentre processi e condanne sono stati decimati da leggi-vergogna varate da destra&sinistra: cestinando le prove (art. 513 Cpp e art. 111 della Costituzione), depenalizzando reati (falso in bilancio, evasione e frode fiscale, senza contare i buchi salva-ladri nelle “riforme” della concussione, del voto di scambio, dell’autoriciclaggio, dei reati ambientali e del falso in bilancio), dimezzando la prescrizione (ex Cirielli) e allungando vieppiù i processi (deposito degli atti, responsabilità civile dei magistrati, nuovi reati inutili come l’immigrazione clandestina). Il bello delle reazioni al Davigo-pensiero è proprio qui. Lui dice che in questi 20 anni, anziché combattere il malaffare, tutti i governi han combattuto la magistratura: anziché prendersela con la malattia (che poi sono loro), si sono accaniti sul termometro che misura la febbre e sul medico che la cura. E lorsignori rispondono, da destra al centro a sinistra, con le stesse parole d’ordine che furono ora di Craxi, ora di B., ora di D’Alema, a seconda di chi finiva nei guai. Dimostrando così, mentre tentano di smentirlo, che ha ragione Davigo: quando si tratta di difendere l’impunità, i partiti sono tutti uguali. Infatti da FI al Pd, da Ncd ad Ala è tutto un Partitone Unico che si specchia nel Giornalone Unico dall’Unità al Giornale, da Repubblica a Libero al Foglio. Gli stessi slogan: “Conflitto giustizia-politica”, “partito dei giudici”, “guerra”. Gli stessi inviti pompiereschi ad abbassare i toni, a collaborare, a rammentare la presunzione di innocenza.
Nel Paese dei 60 o più miliardi di corruzione all’anno, dei 150 miliardi e rotti di evasione fiscale e dei 228 detenuti per questi reati (contro i 6271 della Germania), Raffaele Cantone dice bel bello che “non si risolve tutto con le manette”. Ma, fermo restando il valore della prevenzione, dove sarebbero di grazia queste file interminabili di corrotti, corruttori ed evasori trascinati in ceppi nelle patrie galere? Prima di dire che le manette non servono, varrebbe almeno la pena di provarle per vedere l’effetto che fanno. Se la Germania tiene dentro un numero di colletti bianchi 27,5 volte superiore al nostro e ha molta meno corruzione ed evasione di noi, sarà un caso? Eppure anche Cantone invita i magistrati a “collaborare con la politica”, come se fossero pagati per questo e non per acchiappare i ladri, e i cittadini a non “mettere alla gogna” i politici imputati, come se restare in carica con un processo in corso fosse compatibile con la “disciplina” e l’“onore” richiesti dalla Costituzione.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 24/04/2016.
Davigo ha pienamente ragione. La casta politica marcia ovviamente lo detesta. I 5stelle ovviamente lo difendono.
Penso che il FQ farebbe bene ad rendere fruibile da tutti questo illuminante articolo di Travaglio.
Meno male che in questo Paese ci sono i Travaglio e i Davigo, altrimenti ci sarebbero buoni motivi per cadere nello sconforto.
Molti pensavano che Berlusconi fosse il problema ed in parte questo è vero.
Ma in realtà il problema vero non è mai stato Berlusconi persona ma il berlusconismo, che assume varie facce ed in questo momento ha quella di Renzi.
Si tratta di una politica marcia, corrotta, mafiosa, che mira all’arricchimento e a mantenere il potere costi quel che costi. Che detesta la trasparenza negli atti pubblici, la democrazia nelle scelte, la legalità.
E’ sempre la solita storia.
La vera liberazione in Italia ci sarà quando la libereremo dal malaffare.
La dittatura dei mafiosi e dei corrotti è la peggiore che ci sia.
Spero che questo regime marcio pidiota di merda finisca presto, entro questa primavera, vedremo…