Gli 007 – Abbiamo attrezzature inadeguate: gli smartphone usati dai jihadisti si aggiornano di continuo e costa troppo stare al passo con la tecnologia.
Quattro mesi di silenzio, un cono d’ombra inaccettabile quando si tratta d’indagini sul terrorismo internazionale. Eppure il dato clamoroso è oggettivo. Il periodo di tempo che arriva fino a oggi riguarda le intercettazioni telematiche. Tradotto: l’ascolto, la visione e l’analisi di tutta l’attività prodotta da smartphone, tablet e computer.
A lanciare l’allarme sono gli stessi apparati dell’intelligence italiana. “Da quattro mesi – spiega una fonte qualificata – stiamo girando a vuoto”. Un grave buco d’informazione che si colloca nelle settimane più calde per quanto riguarda l’allarme di Daesh in Europa, ovvero dal dopo Bataclan fino agli attentati di Bruxelles, nel clamore della grande caccia a Salah Abdeslam.
L’emergenza è reale soprattutto in prospettiva, visto che l’attività di proselitismo per il jihad viene effettuate solo online. “Il problema vero – prosegue la fonte – sono i costi”. Al momento, esistono due software per “inoculare il virus”. Uno gira sul sistema di Apple l’altro su Android. Entrambi vengono trattati da due aziende private con sede a Palermo e a Cantù. Il primo costa 1,5 milioni, il secondo circa 800 mila euro. Un tetto di spesa che lo Stato non è in grado di sopportare.
“Tanto più – spiega l’antiterrorismo – che questi software diventano obsoleti dopo due settimane, visti i continui aggiornamenti dei nuovi cellulari”. Il problema non riguarda il caso in cui le autorità siano in possesso del telefonino.
L’emergenza nasce quando si ha la necessità (decisiva) di intercettare da remoto l’attività di uno smartphone che produce dati e traffico. Un’attività di monitoraggio ritenuta primaria per controllare la radicalizzazione dei possibili foreign fighters in Italia. Fino a quattro mesi fa, questa attività permetteva alle autorità di clonare da remoto i telefonini, ottenendo la visione della tastiera e trasformando il cellulare in una vera microspia.
Il virus può essere installato attraverso un messaggio sms che l’utilizzatore, però, non vede oppure attraverso una mail (metodo ormai obsoleto perché individuabile). Allo stato, però, tutta questa attività in Italia è bloccata. E giusto per non farsi mancare niente anche WhatsApp (con i nuovi codici criptografici) è tornato a essere non intercettabile. “Oggi – ribadisce la fonte – su questo fronte siamo totalmente fermi e non credo che il governo voglia spendere, visto che stanno riducendo anche il numero di uomini nei reparti”.
Una posizione che viene confermata anche dall’autorità giudiziaria. Il punto, poi, è anche un altro. Tutto questa attività di “hackeraggio istituzionale” non sarebbe necessaria se le compagnie che detengono le chiavi d’accesso assecondassero le richieste della magistratura.
Il passaggio per rogatoria internazionale è un pantano burocratico, nel quale le richieste si arenano davanti ai mille paletti della privacy. Un dato contro il quale si è scontrata anche l’Fbi dopo la strage di San Bernardino.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 15/05/2016.
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