Alessio zittito dal rettore: “Ministra, lei fa propaganda negli atenei. La riforma è una violenza inedita nella storia repubblicana”.
Ha 22 anni ed è uno studente di Giurisprudenza a Catania. Al liceo era in un collettivo studentesco, poi in un’organizzazione studentesca nazionale, oggi fa parte della Rete della Conoscenza: “Sono sempre stato attivo, coinvolto nei dibattiti sui diritti e la Costituzione e nei movimenti territoriali”, racconta al Fatto Alessio Grancagnolo che ha affrontato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi durante un incontro, la settimana scorsa, all’Università di Catania. Otto minuti: ha calato sul tavolo tutti i punti critici della riforma costituzionale e dell’Italicum. “Molti amici mi avevano consigliato di smorzarne i toni – dice all’inizio del video che è diventato virale sul web – ma sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti di me stesso e di questo ateneo”. La Boschi lo rincuora: “Va benissimo – gli dice – va’avanti”.
Il discorso. Così, Alessio ha parlato di un “tour propagandistico” che il ministro starebbe facendo negli atenei italiani, ha sottolineato il rischio che corre la forma repubblicana del nostro Paese, ha criticato il ricorso continuo a fiducia e ai canguri, le sedute notturne, le minacce del voto anticipato. Ma, soprattutto, di fronte alla modifica della Costituzione, l’assenza di una vera legittimità politica del Parlamento, eletto con un Porcellum giudicato in parte incostituzionale. E poi, su questa incertezza, il rischio di impostare la modifica dei 51 articoli della Costituzione, il fatto che l’iniziativa governativa sia su un ddl costituzionale che porta il nome di un ministro, l’ingerenza dell’esecutivo “con un’arroganza inedita nella storia repubblicana”, la democrazia che con la riforma costituzionale rischia di trasformarsi in una “premierato assoluto”. “Resterà una Repubblica parlamentare solo formalmente – dice – se passa la riforma, il senato sarà composto da consiglieri regionali nominati tramite elezioni di secondo livello. E l’iter legis diventerà più complesso, con rischi di contenziosi tra le camere davanti alla Corte costituzionale. E il fatto che la riforma triplichi il numero di firme necessarie per le proposte di legge di iniziativa popolare, portandole a 150 mila, dimostra quanto questo governo reputi importante la partecipazione popolare al processo legislativo”. Lapidario, ha continuato fino a che il rettore non gli ha tolto la parola. “Lei non può dire che si fanno tour propagandistici nelle università. Il fatto che abbia parlato dimostra che questo è un momento di confronto”.
Nessuna tesseradi partito, Alessio ha alle spalle tanta militanza politica. “Mi piace quella dal basso – racconta -, le piazze e le manifestazioni. Ci sono giovani che ancora lottano e si impegnano e chi dice che il mio intervento è stato dettato dai 5Stelle si presta al gioco di chi ritiene che i giovani siano tutti uguali, disinteressati al mondo politico. Non è vero, fortunatamente. Tanti, ogni giorno, rivendicano i propri diritti e lottano per difenderli”. Da mesi segue la campagna contro la riforma costituzionale. “Renzi ha spostato il dibattito sul piano generazionale , come se i giovani fossero tutti favorevoli alla rottamazione e quindi, per questo, voteranno a favore della riforma. Come se chi difende la Costituzione sia solo un vecchio parruccone o un professorone. Beh, non è così. Il mio intervento nasce proprio per scardinare questa retorica del nuovo che avanza e dei giovani rottamatori”. Non crede che la Costituzione sia un feticcio che non può essere toccato, ma pretende che sia fatto in modo trasparente. E chi la difende, non è un conservatore. “Mi piacerebbe che questa occasione referendaria si trasformasse in una discussione – dice -, ma che sia seria e democratica , non imposta dal governo a colpi di maggioranza. È assurdo che il referendum di ottobre si sia trasformato in un voto di fiducia dei cittadini sul governo”. Nella sua università, insieme ad altri, ha proposto un corso di alfabetizzazione costituzionale autogestito per discutere e informarsi prima di tutto sulla Carta. “Certe cose devono essere dette, non mi aspettavo di essere interrotto o comunque non con questi toni, anche se il ministro ha effettivamente risposto su diversi punti.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 21/05/2016.
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