Matteo come Berlusconi: opuscolo di propaganda inviato a tutte le famiglie italiane.
L’ultima idea di Matteo Renzi non è altro che una vecchia idea di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere inondò le case degli italiani con la sua autobiografia per riconquistare Palazzo Chigi, il fiorentino spedisce per posta – con i fondi di quel che resta dei contributi pubblici ai partiti – un opuscolo per convincere gli elettori a votare sì al referendum costituzionale di ottobre. Sulla copertina c’è il solito selfie del segretario dem e un’epigrafe in stile frasette da cioccolatini: “È l’Italia che non si arrende, l’Italia che ci prova, l’Italia che continua a crederci. È l’Italia che torna credibile in Europa e nel mondo. L’Italia che non si accontenta e cerca sempre, ogni giorno, di fare meglio”.
I cittadini sono costretti a sopportare questa campagna referendaria invasiva, che ti entra nel salotto, ma chissà se sopporteranno le innumerevoli falsità che un documento, suppur di dimensioni ridotte, è riuscito a contenere. L’opuscolo è diviso per argomenti. Al primo punto c’è la riforma della Carta. Renzi propone il ritornello del risparmio, delle poltrone in meno, delle competenze sottratte alle Regioni, dell’abolizione del Cnel, ma nulla dice degli effetti devastanti provocati all’assetto istituzionale da questa riforma e dalla legge elettorale Italicum. Un esempio: con lo sproporzionato premio di maggioranza e con una sola Camera, chi vince si prende tutto, dal presidente della Repubblica alle nomine della Consulta e del Csm.
Poi il fiorentino elogia la legge sul lavoro, ma si dimentica di precisare che i 100.000 nuovi contratti a tempo indeterminato del 2015 hanno richiesto una spesa di 20 miliardi di euro di sgravi fiscali alle imprese. Terminati gli incentivi, nel 2016 si è tornati alla depressione del 2014. E ancora: la crescita. Secondo Renzi “dal 2012 l’Italia è entrata in recessione. Con il nostro governo la recessione è finita e siamo tornati al segno più”. In cosa consiste il segno più? Nel 2015 l’Italia ha registrato un +0,8 per cento delprodotto interno lordo sprofondato negli ultimi anni, una inezia conquistata grazie a due fattori: l’anno scorso si è lavorato due giorni in più e lo 0,5 è rappresentato dalle “scorte di magazzino” delle aziende. Renzi scambia per ricchezza l’aumento della produzione industriale, ma si dimentica di precisare – come ha dimostrato l’Istat appena una settimana fa – che le aziende non riescono a vendere e dunque sia gli ordinativi che il fatturato diminuiscono. Non è sufficiente? Ignazio Visco, il governatore della Banca d’Italia, ha dichiarato che l’Italia è stata salvata dalla recessione dalle misure della Banca centrale europea di Mario Draghi, non esattamente dall’esecutivo renziano.
Mentre in Parlamento i dem sono ostaggio del partitino di Angelino Alfano sulla prescrizione, il presidente del Consiglio gonfia il petto per i successi nel campo della giustizia: “Abbiamo alzato le pene per i ladri e i corrotti obbligandoli a restituire il maltolto, reintrodotto il falso in bilancio, colpito il voto di scambio”. Caterva di amnesie. Falso in bilancio: confermate le soglie berlusconiane di impunità.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 30/05/2016.
L’ha ribloggato su ilgrandetsunami.
Un grandissimo bugiardo senza vergogna, ancora peggio del suo maestro b.