Il sindaco uscente in tv ha negato i numeri della crisi in città. I cattolici replicano: “Impoverimento negli ultimi 10 anni”.
Ipoveri non sono “numeri pronti a essere rimpallati tra le parti”. A sorpresa, nella sfida al ballottaggio di Torino, interviene la principale associazione cattolica impegnata nell’assistenza dei più deboli. Una bacchettata che arriva all’indomani del confronto su SkyTg24 tra Piero Fassino e Chiara Appendino, durante il quale hanno battibeccato proprio sulle cifre degli indigenti in città. Nel comunicato diffuso ieri, la Caritas “deplora ogni strumentalizzazione a fini di polemica politica sul tema” e lo fa perché Fassino, in tv, ha negato che i poveri della città siano centomila.
Lo aveva ricordato il conduttore Gianluca Semprini, chiedendo quali fossero le proposte nel welfare: “Secondo la Caritas ci sono centomila poveri, si tratta del 15 per cento della popolazione”. Ma anziché illustrare le sue ricette, il candidato Pd ha premesso: “La Caritas non ha mai dichiarato che ci sono centomila poveri.
È una cifra che è stata sbandierata più volte, ma non corrisponde alla verità”. Poi ha snocciolato alcuni dati, come i 267 milioni di euro l’anno dell’assessorato al Welfare e all’Istruzione, dimenticando però che i milioni di euro destinati alle politiche sociali sono solo 140, quasi la metà. “La Caritas dà un dato oggettivo – ha replicato in tv la Appendino -. Credo che in questi cinque anni si sia negato un problema che esiste”. A quel punto il sindaco uscente ha chiesto di nuovo la parola: “Si utilizza propagandisticamente la cifra di centomila poveri per attestare una città diversamente da quella che è, credo che quella cifra non sia mai stata detta e dico con chiarezza che è inventata”.
Eppure, a maggio, la Caritas stimava che a Torino e nella sua cintura quasi il 15 per cento della popolazione fosse scivolato sotto la soglia di povertà: su una città di quasi 870mila abitanti significa quasi centomila persone. A novembre l’ente forniva la stessa percentuale e contava nell’area metropolitana di Torino, con circa un milione e mezzo di abitanti, quasi duecento mila poveri, di cui 90mila in condizioni gravi. Nel comunicato di ieri, la Caritas non ha soltanto invitato a non strumentalizzare, ma ha anche sottolineato che “negli ultimi dieci anni” per alcuni si è verificata “una situazione di serio impoverimento”.
Come dire: durante l’amministrazione Pd i problemi non sono mancati. Fassino non vuole che Torino sia dipinta “diversamente da quella che è”, ma, non da ieri, l’arcivescovo Cesare Nosiglia parla di “due città”, proprio come sta facendo la Appendino in questa campagna elettorale: una è abitata da “gente che sta ancora relativamente bene e che ha cavalcato il cambiamento in atto, ricavandone addirittura vantaggi”, l’altra da “gente, sempre più numerosa, che dal ceto medio è discesa sotto la soglia della povertà”. Un tema evidente soprattutto nelle periferie, le ex roccaforti rosse dove il Pd ha perso voti proprio in favore dei 5 Stelle.
Per Fassino non è certo un segnale da poco, soprattutto nella città dei “santi sociali”, la stessa in cui nel ‘97 l’impegno dei cattolici segnò la rimonta di Valentino Castellani nel ballottaggio contro Raffaele Costa. Così ieri pomeriggio, in visita all’Arsenale della Pace, il sindaco uscente ha dichiarato: “La povertà è un argomento troppo delicato per essere oggetto della campagna elettorale. L’unico sistema è sostenere chi è in difficoltà”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 12/06/2016.
Rispondi