Rebus – La parola agli elettori. Francia, Italia, Germania e Stati Uniti: tutti sotto esame.
Il referendum britannico, indetto dal premier dimissionario Cameron anche per ragioni interne al partito conservatore, ha dimostrato che l’esito delle consultazioni popolari non può essere né gestito né previsto da chi detiene il potere.
In Europa e non solo in Europa, complici le crisi umanitarie (gli immigrati) ed economiche (la perdita del lavoro e la riduzione dei salari), spira un vento che tende a spazzare via i governanti per provare con alternative che vanno oltre i partiti tradizionali.
In Spagna, nonostante l’alleanza con la sinistra, Podemos sembra non esser riuscita a strappare il secondo posto ai socialisti – mentre andiamo in stampa lo spoglio è ancora in corso – dietro ai popolari del presidente uscente, Mariano Rajoy. Il voto spagnolo non smentisce chi pronosticava un effetto della Brexit sfavorevole a Podemos: gli elettori si sono spaventati, e dunque hanno premiato i partiti classici a discapito degli euroscettici di Podemos.
In Italia si celebra l’attivismo di Matteo Renzi in Europa per ridurre l’impatto della Brexit, ma va ricordato che Hollande e Merkel sono già in campagna elettorale e non possono perdere consensi. In Francia con le presidenziali in programma in primavera, una popolarità sotto il 20% e una concorrenza spietata nei socialisti, Hollande preferisce stare fermo per non azzerare le sue possibilità.
Anche la Merkel, l’anno prossimo, dovrà affrontare l’esame delle urne in Germania, e già da tempo paga dazio ai movimenti che si oppongono alla sua politica dell’accoglienza. Per com’è delicata la situazione di Parigi e Berlino, non stupisce che Renzi sia almeno ammesso ai vertici.
Ma neanche l’italiano può stare tranquillo, o sereno, come ama dire. Perché al destino del referendum costituzionale di ottobre, l’ex sindaco ha appeso il destino del governo. I sondaggi danno in aumento il fronte del No, ma resta un’ampia fetta di indecisi. Se gli italiani dovessero bocciare la riforma che porta il nome di Maria Elena Boschi (verdetto atteso in autunno, a metà ottobre), anche in Italia si andrebbe a votare per il governo in primavera, come in Francia, un po’ prima dei tedeschi.
Ma il mondo aspetta le presidenziali di novembre negli Stati Uniti. Donald Trump corre per il vecchio partito dei conservatori, ma è un corpo estraneo, e forse per questo l’unico capace di poter interrompere la dinastia dei Clinton.
Per il momento, la reazione degli americani esclude l’ipotesi Trump: le ultime rilevazione confinano il magnate sotto il 40% e incoronano Hillary.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 27/06/2016.
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