Come prima – Berlino chiude all’ipotesi di sospendere il divieto di aiuti di Stato ai gruppi bancari (che crollano in Borsa). Il premier: “Gli unici a violare le regole sono stati loro”.
Discussione chiusa. La Germania è contraria a qualsiasi tentativo di non far pagare agli investitori privati delle banche le perdite nel caso in cui il governo italiano decida di ricapitalizzare gli istituti per evitare una crisi sistemica. Al di fuori dei proclami, la Brexit non modifica i rapporti di forza in seno all’Unione. A spiegarlo è la stessa cancelliera Angela Merkel al termine del Consiglio europeo: la nuova normativa del bail-in – che fa pagare le crisi bancarie in primis ad azionisti, obbligazionisti e correntisti più ricchi – va applicata sempre e mai sospesa.
“Non possiamo cambiare le regole sulle banche ogni due anni – spiega Merkel rispondendo a una domanda sul negoziato italiano con la Commissione – Ci siamo appena dati regole comuni sulla ricapitalizzazione e l’attuale quadro offre la possibilità di affrontare le richieste di ogni membro”. Un messaggio duro – le norme sono state approvate dal Parlamento italiano con il voto della maggioranza (e lo stesso è accaduto in quello Ue) – che provoca la reazione di Renzi: “L’Italia non chiede di non rispettare le regole. L’ultima che non le ha rispettate è stata la Germania nel 2003 (quando la Commissione, con Prodi presidente e Monti alla Concorrenza, non sanzionò Berlino per lo sfondamento dei parametri di Maastricht, ndr) e l’Italia di Berlusconi glielo consentì”. Ma la sponda alla Merkel arriva dal membro francese del comitato esecutivo della Bce, Benoît Cœuré: “Se il bail-in viene sospeso è veramente la fine dell’unione di mercato”.
Dopo l’uscita della Cancelliera, i titoli bancari italiani, partiti in rialzo per il secondo giorno consecutivo, crollano in Borsa. Solo martedì sera, il presidente della Commissione Ue Juncker aveva spiegato: “Per ora non c’è pericolo, ma faremo qualsiasi cosa per evitare la corsa agli sportelli”. Nessuno, però, sa cosa. Lunedì il Fatto ha rivelato la trattativa in corso con la Commissione per sospendere il divieto di aiuti di Stato alle banche e varare strumenti che consentano di intervenire in caso di bisogno. Ma non c’è accordo. La Germania è contraria a concedere l’assicurazione comune sui depositi nonostante gli inviti di Mario Draghi e ieri ha ribadito che il bail-in è blindato.
Da quando la nuova normativa è stata applicata nel salvataggio di Banca Etruria, Marche, CariChieti e CariFe a novembre (con gli obbligazionisti subordinati ‘tosati’), il settore ha perso il 50% in Borsa. Sul comparto, sottocapitalizzato e con i margini di guadagno compressi dalla liquidità immessa dalla Bce, pesano i 360 miliardi di crediti deteriorati, di cui 200 in “sofferenza”, cioè inesigibili. Le banche li hanno messi a bilancio al 42,3% del loro valore (su 100 euro si conta di recuperarne 42,3) coprendo le perdite sul resto. Le misure finora messe in campo – dalle blande garanzie pubbliche (le Gacs) agli espropri facili dei beni a garanzia dei prestiti – non sono riuscite ad alzarne il valore. E se venisse applicato il prezzo di mercato (il 20%) le perdite affosserebbero il settore. In Borsa questo sta già avvenendo, e la Brexit funge da catalizzatore visto che le sofferenze sono tornate a salire e la crescita economica è troppo debole per invertire la rotta. Molte banche, sottolineava ieri l’Economist, avrebbero bisogno di nuovo capitale: stando ai rumors, a Carige servirebbero 500 milioni, tra i 5 e i 7 miliardi a Unicredit, circa 3 a Mps ecc. Andare sul mercato è proibitivo e per il settimanale inglese Unicredit, senza un ad e con un capitale di rischio poco sopra il minimo regolamentare, resterà sotto pressione in Borsa.
Cosa pensa di fare il governo italiano? Nessuno lo sa. Si studia l’emissione di debito per sottoscrivere obbligazioni convertibili delle banche (stile Monti bond) con lo Stato che diventerebbe azionista e un potenziamento del fondo salva banche Atlante che dovrà acquistare le sofferenze al prezzo degli istituti. Dopo aver salvato le banche venete il fondo – partecipato da banche, fondazioni e dalla Cdp – ha però solo 2 miliardi in cassa, ma Renzi ha spiegato che “può essere ricapitalizzato” (e il governo sta premendo su casse previdenziali, fondi pensione e la stessa Cdp). Ma il suo gestore non è stato contattato e i rapporti col sistema bancario non sono rosei.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 30/06/2016.
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