Ci scusiamo con i lettori, ma oggi ci vediamo costretti a occuparci di tali Alessia Rotta e Alessia Morani, rispettivamente (e inopinatamente) responsabile della Comunicazione del Pd e vicecapogruppo Pd alla Camera. Mai avremmo pensato di dover scendere così in basso, ma questo purtroppo passa il convento. Bene: cinque giorni fa, queste due minori del Novecento assurte al rango di “onorevoli” dopo lo sterminio neuronale dei primi anni Duemila, hanno partorito due dichiarazioni, una a testa. Non, come qualche ingenuo potrebbe immaginare, sulle stragi jihadiste tra Germania, Francia e Afghanistan, sul golpe fallito e sul controgolpe riuscito in Turchia, sul testa a testa Trump-Clinton in America, e nemmeno sullo scandalo degli stipendi d’oro e fuorilegge della Rai renziana: quella è robetta.
No, le due Alessie, che parlano in simbiosi come Qui, Quo, Qua, ce l’avevano col Tg3, reo di non aver solennizzato con un’edizione straordinaria lo storico annuncio (ovviamente falso) di Renzi: quello sul completamento della Salerno-Reggio Calabria, che completamento non è perché all’autostrada più lenta, costosa e mafiosa del mondo è stato tagliato il pezzo mancante per poter dire che non le manca più niente.
“È una notizia per tutti i principali siti online, è una notizia per milioni di cittadini che vanno in vacanza al Sud, e per i moltissimi che la percorrono per motivi di lavoro, ma nell’edizione delle 14.20 non c’è traccia: per il Tg3 l’apertura di un ulteriore tratto della Salerno-Reggio non è una notizia, a differenza di altri tg. Questo è servizio pubblico?”, tuonava la Morani, avendo scambiato il Tg3 per Infostrada. E ancora: “Niente, il Tg3 non ne parla: il presidente del Consiglio, un ministro e tutte le autorità locali, a prescindere dall’appartenenza politica, riuniti per consegnare un’opera attesa da decenni e il Tg3 preferisce ‘bucare’ la notizia. Una scelta editoriale davvero singolare per essere servizio pubblico e per chi si vantava sempre di essere dalla parte dei cittadini. Se non si vuole rispondere alla politica, si può spiegare almeno agli utenti, che pagano il canone, il senso di una tale disinformazione?”. E la Rotta, a stretto giro: “Nel pieno dell’estate, prima dei weekend da bollino nero dell’esodo estivo, alla presenza del premier Matteo Renzi viene chiuso l’ultimo cantiere dell’autostrada che gli italiani da decenni attendono venga conclusa. I telespettatori di Raitre, però, a pranzo non hanno avuto modo di essere informati. Quale è l’idea di servizio pubblico dietro una scelta del genere?”.
Siccome le prime galline che cantano hanno fatto l’uovo, le due onorevoli vanno sentitamente ringraziate per averci offerto, in un colpo solo: a) un impagabile squarcio della loro idea di servizio pubblico, cioè una marchetta quotidiana, 24 ore su 24, al governo (come se non bastassero per la bisogna il Tg1 e il Tg2, molto elogiati per la massima diffusione dell’epocale notizie cantieristica all’ora del desinare); b) una plastica spiegazione della rimozione forzata e urgente della direttrice del Tg3 Bianca Berlinguer, colpevolmente più attenta al terrorismo, alla Turchia e alle presidenziali Usa che alla Salerno-Reggio. Senza il Duo Morani & Rotta, ora ricomincerebbe l’eterno giochino dei minimizzatori: ma che vuoi che sia, è un normale avvicendamento, Berlinguer o Di Bella pari sono, il Tg3 era lottizzato anche prima, e poi cambia pure il direttore del Tg2, dunque nessuna epurazione o normalizzazione nei tg, basta con i finti martiri, e comunque fa tutto in autonomia Campo Dall’Orto e Renzi non c’entra: lui, com’è noto, vuole “la politica fuori dalla Rai”, figuriamoci se si immischia. Come non c’entrava con la chiusura di Ballarò di Giannini e Virus di Porro. Come non sapeva del decreto che consentiva ai suoi manager, approdati a sua insaputa in Viale Mazzini, di aggirare il tetto di 240 mila euro sugli stipendi. Ecco, senza le Gemelle Nete del renzismo arrembante, si potrebbe pensare che il premier è solo un uomo molto fortunato. Senza che lui muova una paglia, la Rai è casualmente finita nelle mani di un suo amico, così come le tre reti e, una volta liquidata l’orrenda Berlinguer, anche i tre tg.
In vista del referendum d’autunno, la cosiddetta informazione politica sarà affidata in esclusiva ai tg, tutti renziani. Lì continueranno a parlare solo i fautori del Sì, anche perché il Comitato del No silenziato dalla Rai non è riuscito a raccogliere le 500 mila firme necessarie per esistere, dunque seguiterà a non poter parlare. E gli unici spazi in cui il Sì e il No avrebbero potuto confrontarsi – cioè i talk show, basati proprio sul ping-pong fra tesi contrapposte – non esistono più. In compenso avremo sapidi reportage monografici a reti unificate sulla Salerno-Reggio, a pranzo e – se facciamo i bravi – anche a cena e a colazione. Freccero dice che nemmeno B. aveva osato tanto: in effetti si muoveva ancora nell’ottica della Rai lottizzata e una riserva indiana alla sinistra, il Tg3, l’aveva sempre lasciata, anche come valvola di sfogo, anche se Previti minacciava di “non fare prigionieri”. Cosa non più prevista nella Rai renzizzata. Chi vince piglia tutto: a Previti luccicheranno gli occhi. Ma Freccero sbaglia a parlare di “pensiero unico”. Intanto perché “pensiero”, dalle parti delle Rotta e delle Morani, è una parola grossa. Eppoi perché alla Rai è tutto unico tranne il pensiero: per mancanza di materia prima.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 30/07/2016.
I pidioti hanno la testa piena di stronzate, altro che pensiero…