Al lavoro anche le aziende delle “Case” aquilane, quelle coi balconi crollati.
Sulla carta sono soluzioni di livello, il costo è di 1.075 euro al metro quadrato, chiavi in mano. Strutture in legno e in acciaio, isolamento termico, doppi vetri, impianti idraulici e termici della massima efficienza, ma anche progettazione della viabilità e delle aree verdi, per un alto livello di comfort. Vita utile attesa 10 anni. È un po’ poco, soprattutto se si considera l’ esperienza delle ricostruzioni in Italia. C’è chi fa meglio “Le case che abbiamo costruito in Friuli dopo il terremoto di 40 anni fa sono ancora lì”, spiegano alla Rubner, ditta altoastesina leader in Italia nei prefabbricati, “e anche quelle fatte in Abruzzo, sono in ottime condizioni”. I moduli abitativi fatti da Rubner nella frazione aquilana di San Gregorio, premiati con i Social housing awards 2010 sono costati 733 euro al metro quadrato.
Quando c’è di mezzo l’emergenza e i grandi numeri, il rischio è soprattutto che una volta spenti i riflettori, nella lunga catena dei subappalti le cose prendano la piaga sbagliata. L’esempio da non imitare sono i 185 edifici del progetto C.a.s.e (complessi antisismici ecocompatibili) affibbiati ai terremotati de L’Aquila sotto la regia dell’ex commissario alla Protezione civile, Guido Bertolaso. Quelle, 1.648 euro al metro quadrato, secondo la Corte dei conti europea, sono costate il 158% in più del costo standard dei prefabbricati, ma furono poi fatte al risparmio. Sarebbero dovute durare trent’anni in tutta sicurezza. Nell’estate 2010 si scoprì che almeno 200 degli isolatori sismici su cui poggiavano potevano sbriciolarsi in caso di un terremoto come quello del 2009. Due anni dopo, sono cominciati a crollare i balconi. Materiali scadenti, difetti strutturali. Oggi la parte agibile di questi condomini costati un miliardo, privi di servizi e carenti di infrastrutture, ospitano per lo più anziani e immigrati indigenti. La procura di L’Aquila il 30 maggio scorso ha chiesto il processo per 29 persone tra collaudatori, progettisti e titolari delle imprese appaltatrici.
La gara per i prefabbricati che arriveranno il Lazio e Marche è stata bandita dalla Consip nel 2014 e aggiudicata nell’agosto 2015 in tre lotti. Spesa complessiva 1 miliardo 188 milioni.
Due lotti su tre sono stati vinti da un raggruppamento d’imprese guidato dal Consorzio nazionale servizi (Cns) e Cogeco sette. Cns è una cooperativa rossa bolognese del giro Legacoop a cui aderisce anche la romana Cooperativa sociale “29 giugno”, quella gestita da Salvatore Buzzi, prima che fosse arrestato, il 3 dicembre 2014, nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. Secondo i documenti dell’appalto, nei due lotti vinti da Cns, i raggruppamenti d’imprese comprendono per lo più gli stessi nomi, Modulcasa Line spa, Ames spa, Nac system spa, Fae industria spa, Consorzio stabile Arcale legno e Cogeco 7 srl. Una parte di queste società, senza il Cns, si è poi aggiudicata il lotto 3 per 225 case in legno.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 30/08/2016.
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