Poche cose mi inquietano come il sospiro di sollievo unanime di ieri: quando tutti hanno detto “ha vinto Hillary, ha vinto Hillary”.
Poche cose mi inquietano così perché le attribuzioni di vittoria che ho letto si basavano tutte sulle argomentazioni, sui ragionamenti: nei quali in effetti, con la sua consueta lucidità, la candidata democratica ha sbaragliato il suo caotico avversario.
Tuttavia mi sono immaginato una birreria di Cincinnati, di quelle con i trespoli davanti al bancone e la tv attaccata al muro: dove la gente ascolta distrattamente o non ascolta per niente, ma in compenso guarda le facce, le espressioni, i linguaggi del corpo, le rigidità, insomma il cosiddetto paraverbale: chiedendomi chi ha vinto, davvero, per loro. (altro…)