Il piano.
Nella legge di bilancio previste per spa e srl la riduzione di 3,5 punti dell’Ires, oggi al 27,5% e l’Iri, di analoga entità, per le imprese individuali.
ROMA – Un’unica aliquota fiscale dal Brambilla quotato in Borsa al droghiere dell’angolo. E’ pronto il pacchetto dedicato alle imprese da inserire nella prossima legge di Bilancio che prevede una flat tax, cioè una tassa “piatta” e proporzionale uguale per tutte le imprese, al 24 per cento. L’operazione si poggia su due pilastri: il primo è noto, fin dalla legge di Stabilità 2016 e prevede di abbassare l’Ires cioè la tassa che pagano le società di capitali, dalle spa alle srl, dall’attuale 27,5 per cento al 24 per cento. Il costo è già calcolato nei tendenziali di finanza pubblica in circa 3 miliardi, la norma scatta dal 1° gennaio del 2017 e il governo ha sedato il dibattito sollevato da chi voleva destinare la somma ad altre finalità, ribadendo più volte che la riduzione dell’Ires si farà.
Il secondo pilastro è la novità dell’ultima ora. Renzi ha parlato esplicitamente nei giorni scorsi della nuova Iri, ovvero l’Imposta sul reddito delle imprese che troverà spazio nella prossima legge di Bilancio e scatterà con il 1° gennaio del prossimo anno. La nuova tassa è destinata alle imprese individuali e alle società di persone, che pur esercitando una attività d’impresa, commerciale o artigianale, pagano sui redditi prodotti l’Irpef come un lavoratore dipendente soggiacendo alle aliquote che vanno dal 23 al 43 per cento. La platea potenziale, dal droghiere all’artigiano, è immensa e arriva a 2,8 milioni di imprese, tra aziende individuali (circa 2 milioni) e le società di persone (snc e sas) che sono circa 800 mila. Con la nuova Iri per queste micro attività si apre la possibilità di beneficiare di una tassazione in capo agli utili lasciati in azienda pari al 24 per cento, cioè come tutto il resto del sistema delle imprese italiane. Gli utili che andranno invece a remunerare l’imprenditore individuale, utilizzati per i bisogni personali o della propria famiglia, sulla scia dei dividendi delle spa, saranno sottoposti alle normali aliquote Irpef.
Ma il punto è che per le piccole imprese la flat tax si tradurrà in una riduzione della pressione fiscale: fenomeno che avverrà sicuramente per quelle che attualmente si collocano su un reddito complessivo di oltre 30 mila euro dove l’Irpef è più alta del 24 per cento dell’Iri. Secondo un accurato studio della Cna circa mezzo milione di microimprenditori avrebbe un immediato beneficio nell’opzione per la flat tax al 24 per cento. L’intera operazione, a testimonianza della perdita di gettito e dunque del conseguente alleggerimento fiscale, costerà intorno ai 700-800 milioni.
Sebbene la speranza sia l’ultima a morire e da più parti si chieda ancora la riduzione delle aliquote Irpef, ormai Renzi e il più prudente Padoan non ne fanno più parola. La crescita scarsa di quest’anno e il trascinamento sui conti pubblici del prossimo creano una necessità aggiuntiva di 5-6 miliardi e la la lista della spesa è assai ampia. Ci sono a disposizione le risorse in più dovute al calo dei tassi e al maggior gettito dell’Iva trattenuta dallo Stato ai fornitori, ma serviranno in parte per l’operazione regina della legge di Bilancio 2017: la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia dei conti pubblici che altrimenti farebbero scattare un aumento dell’Iva di 2 punti. Il costo è enorme: 15,1 miliardi anche se per metà sarà sostenuto con un innalzamento del deficit consentito dalla flessibilità Ue.
Nella partita tasse vanno considerati anche gli sconti fiscali per 4-500 milioni per favorire la contrattazione di secondo livello, cruciale in un momento in cui ci sono 8 milioni di lavoratori senza contratto e non è escluso che prenda corpo l’idea di estendere la misura anche al pubblico impiego.
Infine le tasse locali: fino al 31 dicembre di quest’anno sono state bloccate le aliquote addizionali Irpef regionali e comunali, dopo cinque anni di forti aumenti. Contestualmente è stata abolita la Tasi sulla prima casa: non è dunque escluso che il governo per il 2017 continui a tenere il freno tirato sui Municipi che pure sono afflitti da pesanti tagli.
Articolo intero su La Repubblica del 07/09/2016.
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