Il retroscena.
Il patto di Sciacca con Alfano: premio di maggioranza all’alleanza. I dubbi del premier sull’abolizione del ballottaggio: “Pronto al turno unico se dà un vincitore certo”.
ROMA – Venerdì sera, a due passi da Sciacca. In un resort a cinque stelle con vista su uno sterminato campo da golf, Matteo Renzi e Angelino Alfano siglano un patto sull’Italicum. Il premier promette il premio di coalizione, che tanto piace al ministro dell’Interno. E ottiene in cambio un impegno dell’alleato: «Giochiamo insieme la partita dei prossimi mesi, comunque vada». È solo un primo passo, naturalmente.
Il vero nodo, quello che lacera il Pd, resta il doppio turno. «Io sono laico – spiega Renzi al leader dell’Ncd – Per me il ballottaggio garantisce la governabilità, l’unico modo per non regalare un enorme argomento alle forze antisistema. Se però riuscite ad assicurarla anche con il turno unico, sono pronto a ragionare». A dire il vero un meccanismo del genere non esiste, quando impera il tripolarismo. E infatti Alfano glielo fa notare: «Matteo, devi decidere: preferisci essere certo di conoscere il vincitore la sera delle elezioni – rischiando di avere Grillo al governo – oppure accettare la possibilità della grande coalizione, senza però consegnare l’Italia ai populisti? ».
Nel cuore del “Verdura Resort” una processione di parlamentari dell’Ncd punta dritto al premier. Renzi li saluta tutti, uno per uno. Il segnale politico è forte, utile anche a blindare la maggioranza in Parlamento. Poi il capo del governo si apparta con Angelino. «Torneremo al premio di coalizione. Ma se ne parla comunque dopo il referendum». Non è facile ritoccare l’Italicum, soprattutto per chi ha messo la faccia (e la fiducia) su una legge elettorale ancora neanche battezzata dalle urne. Eppure, di questo si discute. «La verità – ammette Renzi – è che il mondo è cambiato». La crisi, il terrorismo, l’immigrazione. «Ho la responsabilità di gestire il Paese in questa fase così difficile ». Non vuole perdere, né rischiare un salto nei buio.
Con in tasca la promessa di tornare al premio di coalizione, Alfano si rasserena. Per Renzi invece la partita è ancora tutta da giocare. Se proprio l’Italicum deve cambiare, la prima idea resta quella del lodo Franceschini, un meccanismo che lascia intatto il ballottaggio e abolisce solo il premio al partito. Cancellare il doppio turno, invece, è una sfida molto rischiosa. Il bersanellum, ad esempio, andrebbe in quella direzione, ma non piace al premier. La ragione? Una simulazione con i voti del 2013 restituisce un quadro ingovernabile: al Pd solo 260 seggi, ben al di sotto della soglia di maggioranza, al Pdl 200 scranni e ancora di meno ai grillini. Ma non basta. Neanche il Mattarellum convince Renzi, perché consegnerebbe un potere di interdizione immenso alla sinistra dem. Di qualche chance in più sembra godere invece una proposta centrista targata Maurizio Lupi. Anche con il turno unico resterebbero i cento collegi previsti dall’Italicum. L’impianto è proporzionale, ma con un premio che scatta solo se la coalizione conquista il 40% dei consensi. In caso contrario, grande coalizione.
Le squadre sono ancora negli spogliatoi. Un primo passaggio si consumerà mercoledì alla Camera, quando i capigruppo fisseranno la data del voto su una mozione di Sel che chiede di modificare la legge elettorale. E in Aula il Pd è pronto ad attestarsi su una linea prudente. Alla Renzi, per intenderci: «Se c’è ampia condivisione, e si garantisce la governabilità, siamo pronti a cambiare».
Resta da capire chi sarà eventualmente l’interlocutore del premier. La Lega vuole il premio di coalizione. Ma il vero bivio è un altro: discutere con la minoranza dem e Sinistra italiana, oppure tornare a sedersi attorno a un tavolo con Silvio Berlusconi?
Articolo intero su La Repubblica del 12/09/2016.
basta… sono nauseato…