Il ministro – Andrea Orlando è possibilista: scogli su prescrizione e intercettazioni.
La riforma penale in discussione al Senato non va. “Nella migliore delle ipotesi è inutile, se non dannosa”.
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Piercamillo Davigo, in attesa dell’arrivo del ministro della Giustizia Andrea Orlando per una tavola rotonda organizzata da Autonomia e Indipendenza ( la giovane corrente “trasversale” che vede tra i fondatori proprio Davigo) ai giornalisti che lo incalzano, chiarisce, semmai ce ne fosse bisogno, che dal punto di vista delle toghe non c’è una legge in via d’approvazione che migliorerà la Gustizia.
Anzi, creerà nuovi guai. Ma la riforma che questa settimana entrerà nel vivo a Palazzo Madama, sarà approvata anche a colpi di fiducia. “C’è questa possibilità”, ha risposto Orlando, ma in cuor suo sa che la fiducia sarà inevitabile, almeno per alcuni punti roventi come la prescrizione e la delega sulle intercettazioni . In merito alla prescrizione, Davigo ribadisce la posizione dell’Anm: dovrebbe fermarsi dopo il rinvio a giudizio.
C’è pure un’altra norma della Riforma, molto tecnica, ma dalle serie ripercussioni sul diritto ad avere Giustizia, che sta facendo imbestialire i magistrati: l’obbligo per i pubblici ministeri di formulare la richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione entro i 3 mesi dalla chiusura delle indagini, salvo autorizzazione del procuratore generale. Poiché se non si ottempera a questo obbligo si può finire sotto procedimento disciplinare, il rischio, hanno raccontato alcuni magistrati, capitanati dal coordinatore di AeI Alessandro Pepe, è che per chiudere la massa di procedimenti per reati bagatellari o destinati a prescrizione certa, si trascurino inchieste sulla corruzione, per esmepio.
Con queste note dolenti comincia la tavola rotonda coordinata da Massimo Giannini. Orlando e Davigo sono seduti uno accanto all’altro. Il presidente dell’Anm si complimenta, vivendo in un Paese che normale non è, perché il ministro usa “un linguaggio e un comportamento diversi da quelli dei suoi predecessori” e per aver affrontato “il grosso problema del personale amministrativo. Orlando non ci ha mai provocato né insultato, ma il suo presidente del Consiglio sì”. Siluro a Renzi: “Dire ’Anm minaccia lo sciopero? Brr che paura’ fu una provocazione gratuita come il decreto legge sul taglio delle ferie, con il quale ha voluto far credere che i problemi della giustizia siano legati alle vacanze dei magistrati”.
L’ex pm di Mani Pulite demolisce anche la legge Renzi che ha portato l’età della pensione da 75 a 70 anni: “Un provvedimento privo di senso. Si è fatto passare lo slogan ‘Largo ai giovani’, ma gli organici della magistratura sono scoperti”. Per non parlare del decreto legge, voluto sempre da Renzi, a fine agosto, che concede una proroga di un anno ai soli vertici di Cassazione, Corte dei Conti e Consiglio di Stato che non abbiano compiuto 72 anni entro quest’anno:“Incostituzionale”.
Ma la maggiore responsabilità della politica, secondo Davigo, è “quello che non fa”. Come dei provvedimenti per “arginare una domanda patologica di giustizia, solo per far perdere tempo e arrivare alla prescrizione”.
Il ministro Orlando non si scompone, ammette che quella in discussione al Senato è una riforma “frutto di una mediazione”, ma rimarca che le norme sono uscite da commissioni con magistrati.. Respinge l’accusa rivolta dal procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita di “una guerra sotterranea” contro i magistrati”. “Trovo” questa considerazione “stucchevole e surreale. Sono garante dell’indipendenza della magistratura, tant’è che sono contro la separazione delle carriere, troppo alto il rischio di un pm sotto controllo del governo”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 26/09/2016.
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