“Non sono io quello che fino all’altro giorno ha personalizzato la lotta referendaria. Ho definito ‘filogovernativo’ Benigni, perché lui stesso ha detto serenamente che è amico di Renzi e che, se non si vota il Pd, si scende tra gli inferi a causa di Salvini e di Grillo. Avete detto che cambierete l’Italicum, peraltro dopo aver detto fino a ieri che era una legge strepitosa, ma asserire che non esiste il rischio di deriva autoritaria o di un premier eccessivamente forte è un po’ forzato. L’unica differenza con la riforma di Berlusconi è che quest’ultimo ci disse chiaramente che voleva una svolta nel premierato forte, mentre stavolta la vostra modifica è subdola e surrettizia. Lo fate, ma non lo dite.
Il problema è che un presidente del Consiglio mai eletto e un governo mai eletto stanno riscrivendo la Costituzione con un Parlamento ritenuto illegittimo. State pure facendo una legge che nessuno vi ha chiesto: nel 2013 ce lo avevate detto, con Bersani, che questo Parlamento avrebbe riscritto la Costituzione? Non mi risulta, non era nel programma. Nessuno vi ha votato per questo. A te sembra normale che si siano cambiati 47 articoli della Costituzione su 139 in maniera appena confusa, visto che l’art. 70 è scritto in una maniera che, se l’avessi fatto io, mi avrebbero bocciato all’asilo? Voi dite: meglio questo che niente? Ma “niente” cosa? Niente è la Costituzione del 46? Secondo voi l’impellenza che aveva questo Paese era cambiare male 47 articoli della Costituzione? E poi basta con questi scenari tragici che evocate se vince il no. E’ una retorica usata anche da Benigni, secondo cui se vince il No “è come la Brexit”. Falso storico assoluto. Se vince il no, molto semplicemente, ci teniamo questa Costituzione, Renzi perde e questo paese va avanti serenamente lo stesso. L’Italia ha superato ben di peggio.
(Ieri a Otto e mezzo)
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